Colpo di reni del Consiglio Nazionale dell’OdG: niente assicurazione obbligatoria (contro che, poi?) per gli iscritti. Ottima notizia. In compenso, alcuni ordini regionali diffondono “sintesi” obsolete della riforma, creando ulteriore confusione tra gli iscritti . Mah…

La notizia, che circolava da mesi, suscitava più sconcerto che rabbia: “assicurazione obbligatoria per tutti i professionisti (giornalisti inclusi, quindi) contro i danni procurati ai clienti dall’esercizio dell’attività professionale“. Come se noi fossimo ragionieri che possono sbagliare un 740 o medici che sbagliano la diagnosi. L’unica, inquietante e realistica possibilità era che volessero chiamarci a rispondere dei danni procurati all’editore (è lui il nostro “cliente”) in caso di richiesta di risarcimenti in seguito a querela: in pratica, un’intimidazione, per non dire una minaccia esplicita alla libertà di stampa.
Bene: NON è così. Per fortuna.
Il C.N. ha infatti specificato ieri che “l’assicurazione obbligatoria per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale non è conforme alla specificità della professione giornalistica” e quindi non s’ha da fare.
Si passa però da uno sconcerto a un altro.
Mentre, ieri appunto, il Consiglio ridiscuteva e modificava le linee di riforma abbozzate (e parecchio criticate) il giorno precedente, dando prova di straordinario tempismo all’ora di pranzo alcuni ordini regionali diffondevano la bozza…vecchia e quindi già obsoleta, creando ulteriore allarme e un’enorme, inutile confusione.
Che dire?
Io direi questo: che in epoca di globalizzazione e di informazione in tempo reale, se ci sono sul tappeto questioni di stretta attualità e in rapido mutamento, o si è “sulla notizia” per davvero, e quindi la si dà in diretta, oppure si tace e, a bocce ferme, la si diffonde solo quando è definitiva e immutabile.
La cosa paradossale è che tutto questo provenga da e debba essere spiegato a dei giornalisti