Una pigra passeggiata sul far della sera, una brezzolina gentile, una luce obliqua, una strada deserta, una finestra e una mano sconosciuta che offre qualcosa ai passanti. In regalo.

Stavo passeggiando pigramente tra le vie del mio quartiere, in quell’ora mezzingola in cui, come direbbe Marzullo, la sera non è ancora finita ma la notte non è ancora cominciata. Uscito alla vana ricerca di cibo che non fosse una pizza e una birra da solo al bancone, di fronte all’evidenza avevo presto rinunciato. Trasformando però, quasi senza accorgermene, forse rapito dal lieve sospiro dell’aria e dai suoni attutiti di una città deserta in piena estate, quell’inusuale camminata in una sorta di lungo e casuale giro, in tutto simile – se non fosse stato per la cadenza, vivaddio, un po’ più serrata – a quelli che ogni giorno, alla medesima ora, i pensionati in cerca di fresco si accingono a fare, con spirito misto di mestizia e di sollievo.
Passeggiavo, dicevo, per una strada, su un marciapiede deserto, di fronte a finestre da cui echeggiavano voci di bambini e echi di televisore.
Davanti a una di queste, di foggia e materiale moderni, velata da una veneziana grigia, anzi sul liscio davanzale di pietra, noto all’improvviso una piccola pila di libri e, sopra di essi, appiccicato al vetro, uno di quei biglietti gialli con un lato adesivo, che si usano per lasciare messaggi. C’era scritto, a pennarello ma con grafia gentile: “libri in regalo…per chi ama i libri“.
Mi sono avvicinato per vedere meglio, ma con cautela, perfino riguardo, perchè la scena era perfetta. I libri (in realtà un volume e qualche fascicolo di riviste d’arte) erano disposti a scalare, in modo che rimanessero in ordine ma si potesse ben vedere di che si trattava senza toccarli. Non erano libracci, roba vecchia recuperata dalla muffa in cantina. Al contrario, rivelavano negli angoli e nella copertina una custodia accurata, resa più calda solo dai piccoli guasti procurati dalla lettura. Non avevano l’aria di oggetti di cui qualcuno vuole disfarsi perchè inutili, di nessun valore, ma al contrario di cose da cui, per qualche ragione, chi le ha apprezzate ha deciso di liberarsi, senza far loro subire tuttavia l’onta del cassonetto o della vendita a peso al banco dell’usato. Da condividere, più o meno.
Quale idea migliore, più semplice, più naturale, allora, ho pensato, che metterli proprio lì, ben ordinati, quasi piacevoli anche da guardare, come una sorta di bel gesto, accompagnati da un biglietto cortese perfino nella posizione, alla libera scelta dei passanti?
Li ho osservati, senza nemmeno sfiorarli perchè appunto non ce n’era bisogno. Ci ho pensato. E non li ho presi. Non mi interessavano abbastanza. Non quanto era necessario per incrinare quel quadretto che, senza avere nulla di stucchevole, metteva semplicemente buon umore. Li ho lasciati lì, nella luce obliqua della sera, in attesa di una mano più meritevole della mia.
La pizza mi è parsa mangiabile e la birra meno svaporata del previsto.
E domattina andrò a vedere se i libri ci sono ancora.