Cali di ispirazione, getti della spugna, pigrizia indotta, unghie spuntate: nel web è un fiorire di scrittori che mollano, rallentano, smettono. Segno che la quotidianità logora. E che forse è l’ora della scrematura.

Il principale problema dei giornalisti, degli scrittori e dei blogger è, in genere, l’incontinenza scrittoria. Cioè l’impulso a scrivere sempre, di tutto, incuranti del disinteresse altrui, dell’irrilevanza delle questioni, della povertà dei contenuti.
Naturalmente anch’io ne sono afflitto.
Mi si dirà: ognuno fa ciò che vuole.
Certo.
Ma una cosa è sfogare la propria grafomania sul diario cartaceo, nel buio della propria cameretta, e un’altra è ammorbare la rete, i giornali, gli editori con elucubrazioni autoreferenziali.
Non è un caso, del resto, che da qualche tempo si parli della “stanchezza del blogger”. Cioè di quell’inaridimento della vena, della fatica, della scarsa ispirazione di cui un numero sempre crescente di titolari di blog – anche scrittori per mestiere o comunque navigati e non banali estensori – è vittima.
Ha fatto rumore ad esempio, nel mio settore, il recente lancio della spugna da parte di alcuni eccellenti ed apprezzati wine-blogger.
Perché, ragazzi, scrivere è faticoso e difficile. Oltre che voglia e capacità, richiede attenzione, costanza, perspicacia, misura, senso critico. Tutte cose che non sempre si ha l’inclinazione a esercitare. E che alla fine, dopo centinaia di post, polemiche, botte e risposte, possono stancare.
E’ buffo, perché la cronaca sembra offrire quotidianamente decine di spunti per osservazioni, notazioni, commenti, spigolature. Eppure, col tempo, tutto tende ad apparire sempre un po’ meno rilevante, un po’ meno stimolante.
Sarà il periodo?
Può darsi.
Ma forse un po’ di continenza in più non nuoce.
Né al blogger, né al lettore che lo subisce. E magari serve a sfoltire un panorama in cui, tendenzialmente, sono più quelli che scrivono di quelli che leggono.
Con un’avvertenza: per il momento non ho alcuna intenzione di smettere! Vostro malgrado.