di ANDREA PETRINI
…ReWine, dei Giovani Vignaioli del Canavese, del territorio e delle sue prospettive, dei problemi dell’Erbaluce e del Caluso, delle virtù del Carema e di molto altro.

 

La seconda edizione di ReWine mi ha dato l’occasione per tornare a calpestare le vigne nel mio amato Canavese e approfondire la conoscenza dell’associazione dei Giovani Vignaioli Canavesani guidati da Vittorio Garda (enologo della Cantina sociale della Serra e vignaiolo in Carema). Col quale ho fatto ancil punto della situazione su un territorio che tanto può dare al mondo del vino italiano.

Ti vedo decisamente rilassato e sorridente, quindi sei soddisfatto di come è andato REWINE 2022?

Sì, molto. Sono stati giorni impegnativi e volevamo che questa edizione di Rewine, vocalizzato sul concetto di terroir, rimanesse nel cuore di giornalisti e appassionati presenti alla nostra tre giorni iniziata nel Castello di Masino. Dove, tra l’altro, Armando Castagno ha tenuto due magnifici seminari su vitigni-simbolo come Erbaluce e Nebbiolo. E’ stata inaugurata anche la Banca del Vino del Canavese.

Rewine 2022 non ci sarebbe senza i Giovani Vignaioli Canavesani. Parlamene, visto che ne sei il presidente.

L’associazione è stata fondata a giugno del 2020 da 10 aziende dirette da giovani vignaioli che sono prima tutto amici: Lo scopo è condividere i problemi comuni e dare loro una soluzione L’unione fa la forza e abbiamo cercato di fornire stimoli e voglia di coltivare anche a chi, magari, inizialmente, non aveva la possibilità. Ad esempio io ho dato una mano a vinificare ad alcuni ragazzi e oggi sto facendo lo stesso per altre realtà…

Come si diventa Giovane Vignaiolo Canavesano?

Per statuto possono entrare persone di dirigono aziende del territorio, ma con meno di 39 anni. Età non casuale perché è anche la massima stabilità dall’Ue per ottenere la qualifica di giovane agricoltore. Superati i 40, si resta nell’associazione ma solo come “amico”. Inoltre si può essere presidenti solo per due anni: vogliano dare a tutti la possibilità di ricoprire questa carica altamente formativa, per prepararsi ad entrare nel Consorzio di Tutela. Il quale, ci aspettiamo, tra una decina di anni, sarà composto da persone assolutamente all’altezza.

Per chi non fosse mai stato nel Canavese, per quali motivi vale la pena passare almeno una volta?

Dal punto di vista paesaggistico il Canavese ha le Alpi sullo sfondo col Monte Bianco e il Monte Rosa, poi c’è il maestoso anfiteatro morenico, laghi e fiumi. Insomma grande varietà di scenari. Inoltre non c’è monocolutra viticola e ciò consente una biodiversità ricchissima, con un’eterogeneità di essenze erbacee che ci dà il pieno pieno di insetti impollinatori. Dal punto di vista invece architettonico abbiamo il Circuito dei Castelli. Tra i più noti c’è il Castello di Masino, uno dei beni FAI più importanti d’Italia con gli arredi originali del XVI e XVII secolo.

Torniamo a ReWine: cosa ha spinto i Giovani Vignaioli, ad organizzare la manifestazione?

Come giovani e come aziende in generale abbiamo sempre sentito la mancanza di un evento che parlasse di noi e non fosse visto come la solita “festa”. Il nostro obiettivo principale è attirare l’attenzione e Rewine potrebbe essere lo strumento per condurcia una grande manifestazione dedicata al vino piemontese che riunisca non solo Langhe, Roero e Monferrato ma anche tutte le aree vitivinicole più piccole. Per entrare anche noi tra i “grandi”.

ReWine è aperta a tutte le aziende del territorio ma…

…ma il canavesano, che è molto orgoglioso, tende a non vedere sempre con favore manifestazioni come la nostra, organizzate da un gruppo di giovani. Non a caso alcun aziende “consolidate” non hanno accettato di buon occhio il nostro invito, anzi. E questa cosa dispiace un po’. Noi siamo motivati a continuare, spetterà a loro sfruttare l’opportunità. Dispiace anche che i giovani, quando c’è da prendere decisioni che riguardano ad esempio il nostro disciplinare di produzione, siano poco ascoltati con la scusa della mancanza di esperienza.

I Giovani Vignaioli Canavesani stanno portando avanti alcune delle battaglie importanti.

Adesso abbiamo tre fronti aperti. Il più importante è la liberalizzazione della DOCG Erbaluce, con lo svincolo del vitigno che, per noi, è un bene comune e quindi tutti hanno il diritto di piantarlo e e citarlo. L’Erbaluce è oggi legato invece alla DOCG Caluso e questo comporta che nel resto del Canavese e nelle colline del Novarese, dove è coltivato da secoli, il vitigno non possa essere menzionato in etichetta, pena una multa. Ci pare una grande mancanza di rispetto e una mancanza di trasparenza. Per ora il Consorzio ha rigettato la nostra proposta. Forse hanno paura che, con lo svincolo, il vitigno possa essere fagocitato da altre denominazioni più importanti a livello commerciale. Ma noi continueremo ad alzare la voce. La nostra idea è che l’Erbaluce riceva lo stretto trattamento del Nebbiolo, che si produce nelle zone storiche del Barolo, del Barbaresco e del Roero ma, al tempo stesso, si usa anche per fare Langhe Nebbiolo, Nebbiolo d’Alba, Canavese Nebbiolo, Valle d’Aosta Nebbiolo e così via. Perché con l’Erbaluce non si può fare lo stesso?

E le altre battaglie quali sono?

Chiediamo l’inserimento nel disciplinare delle menzioni geografiche aggiuntive, perché il Canavese è molto ampio, con macrozone che hanno differenze enormi tra di loro. E ancora l’introduzione di un periodo di affinamento minimo obbligatorio di almeno un anno per il Caluso DOCG, col fine di far aumentare la complessità e il valore della nostra denominazione. Ma c’è un paradosso: esiste la DOC Canavese Bianco, la nostra denominazione di ricaduta, e nemmeno lì si può usare il nome Erbaluce, perchè è protetto dalla DOCG. La soluzione sarebbe semplice: fare il Caluso DOCG con le nostre MGA. La DOC Canavese Erbaluce diventerebbe così il contenitore dei vini fatti per uscire prima e accontentare la filiera commerciale bassa. Ora, invece, in gdo a prezzi ridicoli ci finisce l’Erbaluce di Caluso DOCG e questo non è un bene.

Veniamo alla zona del Carema, che produci con la tua azienda “Sorpasso”. Lì ci sono gli stessi problemi?

No, lavorare lì è stimolante perché tra di noi pochi produttori c’è una grande unione di intenti ed è un momento, per il Nebbiolo di Carema, molto positivo: dopo tanti sforzi, la denominazione funziona e il mercato, soprattutto internazionale, sta riconoscendo gli sforzi che facciamo per produrre questo Nebbiolo dai caratteri unici.

 Parliamo del futuro hai annunciato che la tua esperienza come Presidente dei vignaioli è agli sgoccioli.

Confermo: il prossimo presidente sarà Gian Marco Viano, che si merita il ruolo he ha obiettivi importanti come ad esempio creare una nostra distribuzione. Sembra banale ma non è scontato: bisogna lavorare affinchè tutti i ristoranti canavesani abbiano in carta i vini del territorio.

Altri obiettivi per il futuro?

Organizzare un viaggio di lavoro dei Giovani Vignaioli Canavesani negli Stati Uniti pagando le spese ai ragazzi che non sono in grado sostenere una spesa così grande. Per ora le nostre casse ancora non ce lo permettono ma vedrai che a breve si parte!

 

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