Il bello e il brutto dei social (più il secondo del primo, ma vabbè) è che ognuno ha la libertà di dire ciò che pensa, al netto del tasso di sciocchezza delle singole opinioni e della censura in po’ pelosa di Zuckerberg.
Naturalmente esiste anche il diritto di ripensamento, ossia di poter modificare o più spesso rimuovere affermazioni rilasciate con troppa avventatezza.
Ciò che però mi sfugge è che cosa ci sia da ripensare in uscite fatte senza usare il cervello e, quindi, neppure pensate. E pertanto, come tali, non ripensabili.