di ROBERTO GIULIANI
Che ci fareste voi con un vigneto di Sangiovese di Romagna piantato nel 1922, rimasto sepolto dai rovi e miracolosamente sopravvissuto? Lo stesso che ha fatto la famiglia Costa: il vino.

Lo scorso maggio ho partecipato a Vini ad Arte, la manifestazione dedicata alla scoperta del territorio e dei vini della Romagna. E’ stata una bella esperienza, anche se tutta concentrata in un solo giorno, comunque utilissima grazie alla presentazione delle diverse sottozone del Sangiovese da parte di Francesco Falcone, linfa vitale della rivista Enogea di Alessandro Masnaghetti.
In quell’occasione ebbi modo di degustare alcuni vini dell’azienda di Modigliana Torre San Martino (ex Tenimenti San Martino in Monte) e, come a volte accade alle anteprime delle nuove annate, ebbi l’impressione di avere davanti un’azienda di assoluto spessore ma con dei vini ancora in fasce, bisognosi di tempo per comunicare tutto il loro fascino, in particolare il Sangiovese di Romagna Vigna 1922 Riserva 2010, le cui potenzialità erano già evidenti.
Decisi quindi di non menzionarlo nell’articolo ma mi ripromisi di dedicargli un approfondimento successivamente, lasciando passare almeno un semestre prima di riassaggiare quel vino.
Casualmente, proprio nel mese di novembre, il responsabile della comunicazione dell’azienda romagnola,  Fabio Magnani, mi scrisse proponendomi di approfondire la conoscenza dei vini di Torre San Martino inviandomi una campionatura della produzione. Colsi l’occasione al balzo e ne approfittai chiedendogli se poteva inviarmi anche delle vecchie annate del Vigna 1922, poiché ci tenevo ad avere un quadro completo delle qualità di questo vino, proveniente da una vigna storica allevata ad alberello, giustamente orgoglio aziendale.
Detto fatto, nel giro di poche settimane la campionatura arriva alla sede di LaVINIum. Come è mia prassi, lascio passare almeno una quindicina di giorni affinché i vini ritrovino il loro equilibrio e, finalmente, preparo 7 calici per un’interessante verticale del Vigna 1922, maturato in botti grandi di rovere.
Ma prima due parole sull’azienda di Modigliana, in provincia di Forlì: Torre San Martino nasce agli inizi del nuovo millennio ad opera della famiglia Costa, con l’obiettivo di produrre vini di qualità che rappresentino al meglio le caratteristiche del territorio romagnolo. Fondamentale il supporto dell’agronomo Remigio Bordini e dell’enologo Francesco Bordini, che da subito hanno impostato il lavoro nel modo migliore.
Tutti i vigneti sono raggruppati in un corpo unico ad un’altitudine media di 350 metri s.l.m. La superficie aziendale è di una sessantina di ettari, suddivisi fra boschi, uliveti e vigneti (circa 10 ettari), ma la particolarità di questo luogo è data dalla scoperta casuale di alcuni filari di vite, nascosti fra i rovi e la bassa boscaglia, man mano venne alla luce un vero e proprio vigneto che occupava gran parte della collina. Dopo approfondite ricerche fu appurato che era stato impiantato nel 1922, un caso assolutamente unico in regione.
Questa scoperta portò sostanziali cambiamenti al progetto iniziale, il vigneto era composto esclusivamente di piante di sangiovese, ottenute con il classico sistema massale, allevate ad alberello su suolo composto principalmente di arenarie sabbiose. Un simile “reperto archeologico” non poteva certo essere lasciato in stato di abbandono, così i Boldrini operarono un paziente lavoro di recupero che ha permesso diprodurre il Vigna 1922. A questo vino si affiancano altri due rossi, il Romagna Sangiovese Gemme e il Vigna Claudia a base di merlot, cabernet sauvignon e franc. A questi si aggiungono i bianchi Vigne della Signora, ottenuto da albana, chardonnay e sauvignon, e il Colli di Faenza Chardonnay. Tutti vini che non mancherò di raccontarvi prossimamente.
Vigna 1922 IGT Forlì Sangiovese 2002 – gradazione 13,5%
Molti ricorderanno sicuramente la 2002 come una delle annate più piovose e difficili dello scorso decennio. Fu l’anno che mise con le spalle al muro molte aziende in numerose regioni, spingendole a scelte drastiche di non produrre i loro vini di punta ma, nella migliore delle ipotesi, convogliare le uve sulle denominazioni di ricaduta. Ovviamente non andò così dappertutto, la Valtellina ad esempio la ricorda come un’annata eccellente; in Langa Roberto Conterno ha prodotto comunque il suo Barolo Monfortino, ma nella maggior parte dei casi non è andata molto bene. E la Romagna non ha fatto eccezione, l’Appennino non è stato sufficientemente “protettivo”. Questo però non significa che i vini di quel millesimo non avessero nulla da dire, anzi, come spesso accade, sono stati fin troppo sottovalutati e penalizzati. Lo dimostra anche il Vigna 1992, che allora uscì come Igt Forlì Sangiovese: 11 anni di vita e una situazione espressiva confortante, colore granato senza particolari cedimenti, bouquet improntato sul frutto maturo ma non seduto, c’è ancora energia e vitalità confermate da un palato vivo, corredato di una freschezza decisa, è a centro bocca che si sente il limite di questo vino, ma la materia è più che buona, con un tannino perfettamente assorbito e una persistenza decorosa e corredata di bei riflessi speziati.
Valutazione 84/100
Vigna 1922 DOC Sangiovese di Romagna 2003 – gradazione 14%
Con questo millesimo entriamo nell’era DOC, la 2003 si ricorda come la prima annata del nuovo millennio siccitosa, molto calda, qui la differenza l’anno fatta l’età delle piante e la giusta interpretazione della stagione da parte dei produttori. Come molti sapranno, la maggior parte dei disciplinari consentono un massimo del 15% di annate più giovani o più vecchie, secondo esigenza, a scopo migliorativo, pratica che viene spesso adottata nelle annate difficili come questa e la precedente.
Il Vigna 1922 si è comportato molto bene, si vede già nel calice una maggiore fittezza di colore rispetto al millesimo precedente, i profumi sono intensi di frutta in confettura, ciliegia, marasca, poi arriva il cacao, la liquirizia, il ginepro, qualche accenno al goudron. In bocca è caldo e avvolgente, maturo ma non per questo alla fine del suo percorso, si sente il maggior peso alcolico ma non disturba poiché è ben integrato alla polpa generosa.
Valutazione 86/100
Vigna 1922 DOC Sangiovese di Romagna 2004 – gradazione 14%
Sicuramente una delle migliori annate dal 2000 in poi, generosa in vigna come nella bottiglia, ha prodotto vini ricchi, ampi, forse non particolarmente longevi, come avviene con quei millesimi che partono già equilibrati e pronti, ma come ben sappiamo sono sensazioni generali, ogni realtà ha le sue particolarità che, spesso, possono contraddire qualunque previsione. Il Vigna 1922 mostra ancora dei riflessi rubini su un asse granato, al naso colpisce subito per la spinta balsamica, fresca e per il frutto fuso ad una speziatura piacevole che a tratti richiama note di cioccolato. Al palato conferma le premesse, regalando una materia succosa, in perfetto equilibrio, con un tannino che non nasconde la sua vigoria ma si fonde molto bene nella massa generosa. Si beve che è un piacere, ha tutto il carattere del sangiovese di queste terre, sontuoso, pronto per la buona tavola, godibilissimo.
Valutazione 89/100
Vigna 1922 DOC Sangiovese di Romagna 2005 – gradazione 13,5%
Questa è indubbiamente l’annata meno “facile”, per i rossi di gran parte dello Stivale si caratterizza per una maggiore spigolosità, per una struttura meno opulenta e un tannino più lento nel processo di polimerizzazione. Qui entra in gioco anche il gusto personale, è una delle annate che ritengo più interessanti, ne ho avuto la riprova dai numerosi assaggi di Barolo, Barbaresco, Taurasi, Aglianico del Vulture, Brunello di Montalcino ecc. Sono vini che chiedono tempo ma hanno parecchie frecce al loro arco, meno accondiscendenti e per certi versi più “veri”.
Il Vigna 1922 offre un colore rubino-granato di buona profondità, all’olfatto affiorano note di rosa passita e viola, bacche selvatiche, liquirizia, toni ferrosi e di catrame, qualche spunto vegetale (non negativo).
Al gusto è meno rigido di quanto ci si aspetterebbe, mostrando un corredo aromatico e una polpa convincenti e ben espressi, il tannino fra l’altro aggredisce solo per pochi istanti, lasciando presto spazio ad una piacevolezza e ad una freschezza che promettono ottimi abbinamenti con piatti di selvaggina da piuma.
Valutazione 88/100
Vigna 1922 DOC Sangiovese di Romagna 2006 – gradazione 13,5%
Per certi aspetti annata molto simile alla 2004, ma a mio avviso con una eleganza e complessità superiori. Difficile trovare vini di questo millesimo che non siano almeno interessanti, è un’annata che merita di rinfrescare la cantina con un bel po’ di bottiglie.
Questo sangiovese romagnolo propone un colore rubino con unghia granata, bouquet ricco di fascino, intenso, ampio, ben giocato fra frutto maturo, ricordi floreali e una speziatura fine in formazione. Come per la 2004 anche qui si coglie una notevole spinta balsamica, arrivano toni di sottobosco, tanta ciliegia matura.
All’assaggio non delude, mostrando una materia abbondante ma di grande misura ed equilibrio, la grande del tannino è finissima, tanto da apparire meno “indietro” di quella del 2005. Persistente e complesso, promette una vita lunga e grandi soddisfazioni.
Valutazione 91/100
Vigna 1922 DOC Sangiovese di Romagna 2007 – gradazione 14%
Con la 2007 torniamo all’annata calda, ma non così acuta e persistente come la 2003, meno problemi in vigna e vini più equilibrati e probabilmente longevi. E’ un’annata che non può non piacere, lo dimostra anche il Vigna 1922, dl colore rubino intenso con venature granate, qui il frutto è meno generoso a vantaggio di una speziatura e note di humus che lo rendono particolarmente suggestivo. Colpisce anche per originali sfumature di tabacco, prugna e leggero goudron.
Al palato rivela una buona vena acida e un tannino più nervoso, probabilmente dovuto sia alla sua quantità che alla maggiore giovinezza del vino, la polpa non manca e presto ti restituisce una sensazione equilibrata e piacevole, qui è la “ciccia” che vince sull’eleganza, ma va bene così, è una perfetta interpretazione dell’annata.
Valutazione 88/100
Vigna 1922 DOC Sangiovese di Romagna Riserva 2010 – gradazione 13,5%
Concludiamo questa verticale con l’unica Riserva, annata 2010, giovanissima ma molto promettente. Altra grande annata, per alcuni versi simile alla 2006, che prefigura davvero grandi cose e la riserva è più che giustificata da una materia superiore.
Il colore rubino intenso e profondo e la tavolozza di profumi fitti di ciliegia, visciola e prugna appena mature sono solo un’anticipazione di quello che potrà offrire nei prossimi anni, parzialmente avvertibile negli accenni di iris e viola, nelle note di cacao, liquirizia, carrube, spunti minerali.
Al palato, ovviamente, è ancora alla ricerca del giusto equilibrio, ma la solida acidità, l’alcol meno esuberante di una 2007 e un tannino dalla tessitura finissima, rivelano già il suo profilo espressivo, la sua capacità di evoluzione per numerosi anni, il sontuoso bagaglio aromatico che si arricchirà nel tempo. Un vino, quindi, definito, leggibile, che manifesta già una stimolante e irresistibile energia.
Valutazione 92/100

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