Ci informano che un’azienda vicentina ha fabbricato il tappo (da vino) più costoso del mondo: quasi 40mila €, 250 grammi d’oro e 569 diamanti da 7.30 carati “posizionati uno per uno” dagli artigiani orafi”. Ma la notizia è che…
Non c’è pericolo che il vino sappia di tappo. Al massimo avrà “il profumo dei soldi”.
Altre lapalissiane certezze e battute in ordine sparso: ci vuole un cavatappi di platino, non esiste vino di pregio adeguato alla chiusura, la capsula sarà d’oro anche quella e la scatola di lapislazzuli, è un calcio alla miseria, è una pacchianata da nababbi, tanto il Corano vieta agli sceicchi di bere vino, nessuno basso di statura da oggi potrà più sentirsi offeso se gli danno del “tappo“.
Bene. Esaurito il repertorio, alcune domande semiserie.
1) Si apprende che l’oggetto è prodotto da una ditta orafa e da un’altra specializzata in chiusure per il beverage: che ruolo ha avuto la seconda? Ci ha messo il sughero?
2) Quanti pezzi ne hanno fatti e quanti venduti?
3) Il tappo è riciclabile?
4) C’è una catenella che lo incatena alla bottiglia?
5 (e fondamentale) Se non è – come subito pare logico – un tappo seriale ma solo un tappo da passare da bottiglia a bottiglia, come un qualsiasi accessorio, la notizia quale sarebbe?