Le presunte leggende metropolitane sulle aporie dell’Expo si stanno sempre più rivelando surreali realtà. Tipo che i giornalisti sarebbero accreditati al buio e che gli espositori devono pagare il biglietto a chi invitano.

Giuro, ce l’ho messa tutta.
Poichè odio i pregiudizi, i luoghi comuni, i tutti contro uno, gli spari sulla Croce Rossa, finchè ho potuto ho difeso l’Expo.
Non nelle sue premesse ideologiche, nè nelle sue estrinsecazioni pratiche.
Ma, diciamo, nei suoi presupposti pragmatici.
Ho predicato cautela, ho cercato di vedere il buono dove poteva darsi che ci fosse, ho detto lasciamoli lavorare e, giornalisticamente, ho proclamato: a fiera iniziata, vedremo.
Ebbene, l’Expo comincia domani, anzi stanno già festeggiando, e anch’io, come un giocatore di poker, mi trovo a dire “vedo“.
Quello che vedo, però, è sconfortante.
E incomprensibile, aggiungo.
Perchè non è più questione di ritardi, mazzette, inefficienze, furbate, brutte figure, propaganda.
Quello lo davo per scontato, per compreso nel pacchetto.
Ora però si scoprono cose incredibili. Tipo che i giornalisti dovrebbero andare di persona all’ufficio stampa per ritirare l’accredito senza nemmeno sapere se il medesimo è stato concesso (vedi qui), rischiando un viaggio a vuoto e di bucare il servizio. O che enti, istituzione ed espositori, se organizzano qualcosa all’interno dell’Expo, devono ogni volta pagare il biglietto d’ingresso (scontato, però: che culo!) a funzionari e ospiti. Speravo fosse uno scherzo. Leggende metropolitane. Ma sembra di no.
Da notizie apprese pochi minuti fa da chi è sul posto, perfino l’inviato del TG1, sprovvisto dell’agognato badge, ha dovuto presentarsi agli (immagino deserti) uffici per riceverlo dalle caritatevoli mani degli addetti. Alla faccia del 2.0.
Giorni fa, per le stesse ragioni, un’emittente svizzera aveva annunciato urbi et orbi di rinunciare a seguire la kermesse. Gli interessati agli esilaranti dettagli leggano qui.
Nelle more, ho fatto un calcolo.
Tra eventi, inaugurazioni, anteprime eccetera ho già ricevuto una quindicina di inviti. Se li accettassi tutti, costerei ai miei cortesi ospiti la bellezza di 480 euro (meno lo sconto) di ingressi. Immaginando che occasioni del genere prevedano almeno 50 invitati alla volta, sarebbero circa 1.500 euro a botta per il povero, munifico invitante. Solo di biglietti, eh!
Insomma, oltre che testoni e sciamannati, gli organizzatori dell’Expo sono pure esosi.
Anzi, exosi.