Secondo uno studio commissionato da Fipe-Silb, l’82,4% degli intervistati considera il ruolo di discoteche e locali notturni ‘importante o fondamentale’ per la scelta della propria vacanza. Un altro passo nell’involuzione del viaggiare o un allargamento degli spazi per il viaggio “raccontato”?

 

Metto le mani eufemisticamente avanti: non sono un amante delle discoteche. Mai stato, nemmeno da adolescente. Ma mi sono arreso da tempo all’evidenza che alla stragrande maggioranza della gente piace ballare. E anche sballare, sudare, trasgredire, strabere e tutte quelle cose che si fanno nei locali da ballo o, più generalmente, notturni. Niente di male, finchè non si esagera.
Ovvio quindi che esistano, e pesino, una vivace industria e un vivace commercio del divertimento.
E’ invece già un po’ meno ovvio, ma pure abbastanza inevitabile, che il ballo/sballo costituiscano una componente fondamentale dell’odierno, cosiddetto svago a cui, complice il trend giovanilistico di una società in cui a vent’anni ci si considera bambini, a trenta ragazzi, a quaranta giovani, a cinquanta aitanti, a sessanta vivi e a settanta ci prende un coccolone mentre facciamo la maratona di NY, tutti reclamano il diritto.
Bene.
Ora però mi capita sotto gli occhi (qui) una dichiarazione di Gianni Indino, presidente del Silb di Rimini (la Silb è il sindacato italiano locali da ballo aderente a Confcommercio) che fa pensare: “Dobbiamo essere consapevoli innanzitutto del peso che abbiamo nell’offerta e nella scelta turistica di una località. Un recentissimo studio commissionato da Fipe-Silb ha evidenziato come l’82,4% delle persone intervistate consideri il ruolo delle discoteche e dei locali notturni come ‘importante o fondamentale’ per la scelta della propria meta di viaggio. I tempi sono cambiati da quel 1956 quando l’allora presidente dell’Aia scriveva al prefetto per avere più ore di musica la notte perché gli ospiti in vacanza volevano divertirsi. Al terzo posto dopo ospitalità e cortesia e il mangiar bene, i turisti scelgono una località al posto di un’altra per discoteche e locali di divertimento. Noi siamo pronti ad evolvere, ma sentiamo la necessità (e dati alla mano non è una richiesta campata in aria), di essere maggiormente considerati, in primis dagli enti di promozione turistica“.
Non entro nel merito dei legittimi affari ed aspettative dei gestori di discoteche et similia ma, da viaggiatore e osservatore di viaggiatori, trasecolo di fronte agli esiti del sondaggio: l’82,4% considera il ruolo delle discoteche decisivo per la scelta della propria destinazione?
D’istinto verrebbe da mettere in dubbio la genuinità e l’interpretazione dei dati raccolti (cosa che in ogni caso approfondirò). Ma poi basta guardarsi intorno per dire che possono essere veri o almeno verosimili: se vai a sciare trovi moltitudini che, nonostante il costoso skipass appeso al collo, passano le ore a ballare nei rifugi in quota con gli scarponi ai piedi anzichè stare sulle piste, se vai in qualche luogo caldo ti trovi immerso tra turisti che passano un terzo della vacanza a ballare, un terzo a dormire o a riprendersi dal ballo e un terzo a bordo piscina.
Il mondo circostante, i luoghi, la cultura, i monumenti, le atmosfere, i costumi locali, la società? Un contorno, un optional. A volte piacevole, a volte noioso e a volte addirittura fastidioso. Un’eventualità trascurabile.
Ovvio, se davvero quattro viaggiatori su cinque scelgono la destinazione in base alla locale offerta di discoteche, per essere sicuri al 100% di passare indenni dal familiare tum tum brianzolo all’esotico, ma sempre tum tum, yucateno.
Altrettanto ovvio che, se questo è il peso motivazionale reale delle scelte di chi va in vacanza, chi opera nel settore chieda di inserire l’offerta tra le attrazioni pubblicizzate nelle campagne di promozione turistica.
Per chi del viaggiare ha un’altra concezione, e soprattutto per quelli che il viaggio dovrebbero raccontarlo, consigliarlo, criticarlo, spiegarlo etc, cioè i giornalisti, è allora anche inevitabile farsi delle domande. E possibilmente, Marzullo ci perdonerà, darsi delle risposte. Nelle informazioni di servizio va inserita la voce “dove ballare“? Nei giornali bisogna creare rubriche di recensioni danzerecce?
Tutto ciò, parlando seriamente, mi pare una pericolosa e ulteriore involuzione del fenomeno già cronico per il quale, agli occhi del viaggiatore-vacanziere, è ormai più importante il tono di azzurro dell’acqua marina dei colori della terraferma.
Potrebbe tuttavia esserci un rovescio della medaglia, capace di aprire spazi interessanti anche sotto il profilo professionale: se la gente, anzichè viaggiare, preferisce ballare e la vacanza consiste essenzialmente nel farlo, purchè in un luogo lontano e diverso dal solito, forse per chi i viaggi li fa davvero e li sa descrivere qualche opportunità di trovare lettori c’è. Magari tra quelli che, siccome le ferie le passano in discoteca a Bali, poi sono curiosi di sapere com’è Bali fuori dalla pista da ballo.
Magari se ne parla, tra colleghi, alla Bit.