Si dice spesso che il bello dei viaggi sono gli imprevisti. E forse è vero. Ma per i “sopralluoghi” enogastronomici è lo stesso? La recente spedizione Igp per le degustazioni di Barolo, Barbaresco e un sacco d’altro sembrerebbe confermarlo.

Anche la vita dei cosiddetti girabicchieri, cioè dei giornalisti vinicoli, può essere avventurosa.
Prima di tutto perchè non è detto che qualcuno non sia anche giornalista di qualcos’altro. Poi perchè la curiosità e il fiuto, cose in cui principalmente consiste questo mestiere, sono in genere patrimonio condiviso da tutti gli appartenenti alla categoria. Terzo perchè, alla fine, l’avventura è facile da cercare. Quarto – e soprattutto – perchè sovente è invece l’avventura a cercare te. E puntualmente ti trova.
Questo per dire che sono tornato piuttosto soddisfatto dalla spedizione del gruppo IGP in terra di Langa, per le rituali degustazioni d’autunno dei Barolo e dei Barbaresco riuniti e organizzati all’Ampelion di Alba da Albeisa e dal Consorzio Barolo, Barbaresco, Langhe, Alba e Roero (merci a vous!).
Soddisfatto non solo per i risultati tecnici in sè (peraltro non particolamente eclatanti, vedi ampi resoconti nell’apposita rubrica, qui, e nei pezzi dei colleghi), ma per l’insieme generale dei luoghi, delle persone, dei vini e delle circostanze in cui mi sono imbattuto.
Andiamo per ordine.
I VINI. Ho colpevolmente “padellato” due sessioni di degustazione e quindi non ho assaggiato tutto. Ma quello che ho assaggiato mi ha confermato due cose. Uno: la degustazione comparativa alla cieca non ha eguali come metodo di valutazione oggettiva dei vini. Due: riassaggiare i vini allo scoperto dopo averli assaggiati al coperto è quantomai istruttivo. Si tratta infatti di metodi diversi e complementari, indispensabili alla conoscenza.
Nelle sessioni cieche, mi sono piaciuti i Barbaresco 2010 di “Gaia Principe” di Sarotto e “Asili” di Chiarlo. Buono anche il “Gaiun Martinenga” 2009 dei Marchesi di Gresy. Tra i Barolo 2009, la mia top ten (non in ordine di preferenza) vede: “Paesi Tuoi” di Terre da Vino, “Albe” di Vaira, Cascina Amalia, “Bricco Luciani” di Cascina del Monastero, “Vigna Santa Caterina” di Guido Porro, Serra Denari, “La Tartufaia” di Giulia Negri, “Rocche dell’Annunziata” dei Fratelli Revello, “Brunate” di Batasiolo, “Bussia” di Fenocchio e “Cannubbio” di Francesco Rinaldi.
Nelle sessioni di visita alle aziende (tutte da ringraziare per accoglienza, cortesia e professionalità), da segnalare le gran Barbera di Moccagatta (ottima la 2012, super la 2003), il Langhe Nebbiolo 2011 e i Barbaresco Rabajà 2005 e 2000 (anche meglio delle riserve) di Cortese , il Dolcetto d’Alba di Rizzi, il Langhe Nebbiolo 2011, il Barolo Bricco Boschis 2008 e il Barolo San Giuseppe 2006 di Cavallotto.
Senza commenti, per evitare eccessive invidie, le bottiglie (vedi foto: chi le riconosce?) svuotate al “Belvedere” di Montà (qui la recensione igp) in compagnia di Giancarlo Montaldo e signora, tajarin fatti a mano e secchiate di fritto alla piemontese.
MANGIARE E DORMIRE. Consueta accomodescion all’hotel Barolo della famiglia Brezza: mille grazie anche a loro per l’ospitalità, la cortesia e l’understatement indispensabile per accogliere un gruppo anarchico come il nostro. Pappatorie invece all’insegna dell’amicizia e dell’autarchia, almeno per quanto mi riguarda: sani panini a pranzo (ciambella di salvataggio per evitare coma epatici ed etilici) e gran tavolate a cena. Oltre a quella ricordata sopra con Guido Montaldo, come non citare l’allegro desco della famiglia Dellapiana (Vinicola Rizzi) a Treiso e la mia cena “just in time” (per i dettagli avventurosi vedi sotto) al Vecchio Tre Stelle, ospiti di Italo e Giovanna di Cascina delle Rose?
AVVENTURE. Metti il caso che, dopo lunghe ricerche ferroviarie, prenoti un treno che, via Torino, ti porta a Bra e poi a Alba, dove devono venirti a prendere per condurti a cena in un luogo chiamato – non scherzo – Tre Stelle. Poi metti che il Frecciarossa ti scarica a Torino talmente in ritardo che non ci sono più treni nè per proseguire, nè per tornare indietro. Che tu allora, come dire, ti innervosisci un po’, al punto che, temendo le minacciate ritorsioni, quelli di Trenitalia ti pagano il taxi per arrivare a destinazione e che il tassista, neanche ci fosse da fare il Camel Trophy, dapprima cerca di rifiutarsi, quindi ti affida il tomtom perchè non lo sa usare e infine ti porta eroicamente a destinazione proprio nel momento in cui servono l’antipasto. Finito qui? Macchè. Al ritorno devi andare da Alba a Roma, Rai Saxa Rubra, per una comparsata tv (qui, dalle 17.46), ma quelli della tv di stato non ti fanno il biglietto fino a notte fonda prima della partenza, così tu vai a dormire senza sapere cosa fai il giorno dopo, nè dove sarai, nè come ci arriverai. Ma dormi bene lo stesso perchè ti sei bevuto un Barbaresco del 1979, anno del concerto di Patti Smith a Firenze e Bologna…