di LUCIANO PIGNATARO
Una zona della Campania un tempo raggiungibile solo via mare, a 600 metri di altitudine e con viti gigantesche. E’ Tramonti, il paese dei pizzaioli. E di un rosso potente “tirato” in sole 1.500 bottiglie.
C’è una terra silente tra Ravello e Amalfi di tredici frazioni e nessun comune: si chiama Tramonti perché non ha alcun nome e per duemila anni è stata accessibile solo dal mare. Poi gli uomini hanno costruito la strada che dall’inferno di cemento dell’Agro nocerino sale sale sale sino al Valico di Chiunzi traghettando i passanti dall’inferno urbanistico al paradiso di castagni, querce, vigne, olivi e vigne sino al mare dove bagnano i piedi borghi da favola: Minori, Maiori, Amalfi, Atrani, eccetera.
In questo territorio, da zero a 600 metri in otto chilometri, attraversato da pecore, pastori e auto di lusso dirette a Ravello, abitano le vigne giganti che camminano. Piantate forse dai contadini poi fuggiti o reclutati in guerra contro Cecco Peppe.
Difesa dai bastioni rocciosi emersi dal mare e dal terreno ricco di materiale eruttato dal Vesuvio, le viti qui sopravvivono alla fillossera, piantate in un tralcio, anno dopo anno ricoprono tutta la collina.
Sono viti di Tintore, confuso a lungo con l’Aglianico e che del re dei rossi del Sud ha, se possibile, ancora più asprezza, tannini e colore. Per questo i negozianti napoletani lo amavano e lo trasformavano in Gragnano.
Poi, a partire dagli anni ’70, Giuseppe Apicella, emigrante di ritorno, decise di iniziare ad imbottigliare il vino di Tramonti. Dopo di lui, ma questa è storia dello scorso decennio, lo hanno seguito Gigino Reale, Gaetano Bove e Alfonso Arpino.
Gigino è partito con una locanda-osteria dove si fa anche la pizza, come è tradizione di Tramonti, il paese dei tremila pizzaioli emigrati in tutto il mondo. Poi si è mosso a vinificare l’uva dei suoi tre ettari di vigne. Borgo di Gete è il suo rosso ottenuto da Tintore in purezza, fresco, ricco di energia, capace di restare uguale anno dopo anno senza alcun cedimento. Impossibile, oggi, stabilire con precisione quanti decenni può durare una bottiglia.
Si tratta di un vino generoso sui cibi, da abbinamento, dal gusto e dal palato antico, ancestrale, in cui la morbidezza dei vini delle vigne a piede franco è contrastato dalla forte acidità e dai tannini severi. Lavorato in barrique da Fortunato Sebastiano, se ne produco poco più di 1500 bottiglie ogni anno.
Da non perdere se volete bere l’anima misteriosa e invernale della Costiera Amalfitana.
www.aziendaagricolareale.it
Via Cardamone, Borgo di Gete. Tel 089.856144
Pubblicato in contemporanea su: