Chiamiamoli pure con il loro nome, cioè eventi di marketing. Ma i seminari di degustazione dimostrativa tenuti di persona da Georg Riedel, il re del cristallo da vino, sono un capolavoro di efficacia, di professionalità e di capacità persuasiva.

Oltre che un ottimo uomo d’affari, un “vetraio” (come egli stesso si definisce) all’11° generazione, un signore molto distinto e un ottimo padrone di casa, Georg Riedel è anche uno straordinario istrione.
Ruolo nel quale egli sguazza. E che padroneggia, consapevolmente, alla perfezione.
Al punto che è perfino difficile capire quanto ciò sia funzionale al marketing aziendale e quanto, almeno in parte, il contrario.
La Riedel è del resto la più prestigiosa casa produttrice di cristalli da vino (e non solo, in verità) del mondo. Ha sede in Austria, a Kufstein, Tirolo. Sotto la guida di Georg, oggi 65enne e al comando dal 1973, è diventata una holding che, oltre alla cristalleria con il proprio nome, controlla varie società-satellite e altri marchi del settore. Un piccolo impero scintillante e tintinnante.
Da quando la poltrona di amministratore delegato è passata al figlio Maximilian e quella di “brand ambassador” alla figlia Laetizia, il padre si dedica alle strategie e, appunto, al marketing.
Comandando più di prima, va da sè, e guidando di persona seminari dimostrativi che, con un meccanismo collaudatissimo, viaggiano in assoluto equilibrio tra professionalità, rigore, spettacolo, coinvolgimento e persuasione più o meno occulta.
Ho partecipato più volte a qualcuno di questi eventi (ad esempio ne trovate una cronaca qui), ma nessuno era stato all’altezza dell’ultimo, organizzato giorni fa all’Excelsior di Firenze.
Di scena il lancio della nuova linea di bicchieri “Veritas” destinati alla ristorazione (tutti con una forma specifica per tipologia d’uva: Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Riesling, Viogner, Syrah, Pinot Nero, due per tipo, a loro volta distinti in base alle caratteristiche dei rispettivi vitigni del Vecchio e del Nuovo Mondo). Un nome che, nell’arco dei novanta minuti durante i quali herr Georg ha tenuto in pugno l’uditorio (memorabile il blocco di alcuni ritardatari, a cui è stato cortesemente ma fermamente consentito di “assistere” ma non di “partecipare” alla dimostrazione) non è stato fatto più di un paio di volte. E un prodotto di cui, forse, mai sono state decantate le pur indubbie qualità estetiche: “Noi produciamo strumenti che, come tali, sono funzionali e non belli“, ha chiosato con astuzia il capo.
Il resto è stato un rutilare di travasi da un contenitore all’altro per degustazioni comparative, incrociate e incalzanti, tra vini (il Pinot Nero 2007 della californiana Flowers, un Guigal Hermitage Rouge Syrah del 2008 e il Gaja Ca’Marcanda Magari 2012) e liquidi diversi (Acqua Panna e Coca Cola), bicchieri di varia foggia (3 della serie Veritas, altrettanti di plastica e il Riedel per la Coca Cola), cioccolatini Lindt di variegato gusto.
Il teorema era uno solo: ogni bicchiere condiziona la percezione organolettica, e quindi anche il senso di piacevolezza ricevuto. Di qualunque liquido, acqua inclusa. Con un corollario risultato, alla fine, anch’esso perfettamente dimostrato. Con argomenti inoppugnabili: chi vende vino ha tutto l’interesse a servirlo nel bicchiere adatto, perchè così chi lo beve sarà sempre soddisfatto al massimo di quello che acquista (e pertanto, sottinteso, lo comprerà nuovamente).
Ma il capolavoro di understatement riedeliano arriva, come previsto, in chiusura. Quando, dopo un ordine secco, i camerieri cominciano a servire Coca Cola a 4° di temperatura, abbinata al cioccolato Bitter orange della Lindt.
Herr Georg non ha difficoltà a dimostrare come, bevuta nel bicchiere Riedel (ispirato per forma alla silhouette della storica bottiglia), la celebre bevanda veda esaltata la propria freschezza, l’effetto tattile dell’effervescenza e il caratteristico aroma di mandarino che uscivano invece penalizzati e resi stucchevoli dal bicchiere di plastica usato per il primo assaggio.
Se è questo l’effetto del bicchiere giusto sulle bollicine più popolari del mondo, quale sarà l’effetto prodotto su quelle più costose e seducenti, cioè lo champagne?“, hai insinuato lui al cospetto di una platea ormai soggiogata.
Guarda caso il decimo tipo della serie Veritas è proprio un bicchiere da champagne che si distacca dalla classica flute (“il design del nuovo bicchiere presenta un punto particolare, lo ‘sparkling point’, necessario per esaltare al massimo l’effervescenza, componente fondamentale nell’esperienza gustativa di questo vino“, dicono in azienda). E, sempre guarda caso, proprio il giorno dopo, cioè ieri, sempre a Firenze era in programma la Giornata dello Champagne.
Come si dice subliminale in tedesco?
E come si dice chapeau?