Mi ci sono voluti tre giorni per smaltire l’ebbrezza del triplete interista e due per metabolizzare la delusione per la dipartita di Mourinho (anche se resto tra i pochissimi a sospettare ancora che ci sia un diabolico gioco delle parti destinato a concludersi con la permanenza dello Special One per un altro anno). L’addio di Mou è (sarebbe?) un danno grave per l’Inter e per il calcio italiano, perchè l’allenatore è grande e l’uomo pure. Anche se il suo tempismo nell’annunciare l’addio, come ha detto Moratti, non è stato proprio “splendido” e se stride molto il contrasto tra le frequenti lacrime versate da un lato e l’abbondante cinismo ostentato dall’altro.

Moratti ha ragione su molte cose, ma su una in particolare: il tempismo scelto da Mourinho per annunciare la sua intenzione di lasciare l’Inter – le interviste del post partita vittorioso con Bayern, a coppa ancora in campo – non è stato proprio “splendido”. Così come, nella medesima circostanza, non sono state splendide, ma più perdonabili, le dichiarazioni di alcuni giocatori circa l’esistenza di offerte ricevute da altri club.
Il calcio di oggi, tuttavia, è questo.
Con Josè se ne andrebbe non solo un grande tecnico, forse il più bravo sulla piazza, e non solo un grande catalizzatore di attenzione mediatica (più che un grande comunicatore), ma anche un personaggio capace di esercitare sui suoi giocatori un fascino e un potere attrattivo enormi, frutto del cameratismo, della condivisione, del carisma, del profondo rispetto che tutti nutrono per lui.
Erano vere le lacrime di Siena, quelle riprese in mondovisione a Madrid, quelle rubate con Materazzi fuori al Bernabeu? Io credo di sì. E credo anche che l’Inter sia davvero destinata a rimanere nel cuore di Mou. Solo che lui è fatto così. E’ un carro armato. Un programmatore. Un superprofessionista, anche se un po’ sentimentale. Un ingrato? Non so. L’Inter gli ha dato molto ma anche lui, ammettiamolo, ha dato moltissimo a noi. Geniale, estremo, capace di attirare su di sè ogni tensione e ogni attenzione, consapevole del proprio valore senza falsa modestia, conscio del suo appeal. Ben convinto, anche, che l’anno prossimo sarebbe stato difficile ripetersi dopo una stagione straordinaria come quella appena conclusa.
Eppure…eppure quello che più di ogni altra cosa, da tifoso, mi spinge a dire che è meglio che Mourinho lasci è che all’Inter bisogna restarci solo se lo si vuole. E’ la squadra campione d’Italia e d’Europa, uno dei club più importanti del mondo. C’è già chi si è amaramente pentito di averla lasciata. Il prossimo potrebbe essere lui.