Mentre l’Italia affronta un terremoto vero, nel calcio si allargano le solite crepe. Ecco sette-domande-sette, ma non retoriche, in attesa di una risposta sensata.

In una giornata tellurica come questa, perfino lo squallore del calcioscommesse aiuta a dimenticare il resto.
E allora facciamoci una serie di domande.
Uno: concordare un certo risultato per avere un vantaggio sportivo, ad esempio un pareggio che in classifica giova ad ambodue le squadre, è la stessa cosa che concordare il pari perché qualcuno (giocatori, dirigenti, mariuoli, “zingari”) ha scommesso su questo risultato?
Sono gradite le risposte, se possibile politicamente scorrette.
Due: “risparmiarsi”, cioè non infierire o non impegnarsi, magari senza dichiararlo esplicitamente né tantomeno dirlo in anticipo all’avversario, è un illecito sportivo? Se no, cos’è? Se sì, in che senso?
Tre: di conseguenza, il campione o la squadra che, in vista di impegni futuri o della finale, si limita a fare il minimo indispensabile per ottenere la qualificazione senza correre rischi di infortuni e di spreco di energie, viola le regole dello sport?
Quattro: nello sport si può parlare di tacito consenso tra contendenti? O ciò è una contraddizione in termini, quando appunto si parla di sport?
Cinque: in una competizione sportiva, lo scarso impegno, ovvero la negligenza, è da assimilarsi al dolo?
Sei: tutti i casi di cui sopra, se conosciuti o sospettati, vanno denunciati? La loro mancata denuncia, cioè, integra sempre la fattispecie dell’illecito sportivo?
Sette: ha senso condannare il gioco d’azzardo, quando questo è un’industria legalizzata che sponsorizza le stesse società sportive ed è invasivamente presente in tv e sulla rete?
Gradite risposte disinteressate e politicamente scorrette.