Soundtrack: “Vagabond Moon”, Willie Nile (http://www.youtube.com/watch?v=MWZvQ8WEhVI)

Oggi ho passeggiato sotto la copertina di “Physical graffiti”, ho accarezzato il campanello della casa di Charlie Parker, ho cercato inutilmente lo sguardo di William Borroughs attraverso le sue finestre sulla Bowery, ho contemplato ciò che cresta del Cbgb e immaginato di scorgere “old men sleeping on the Bowery, old men laying all around” come li vide Wille Nile nel 1979. Ho camminato idealmente lungo tutte le 18 miglia di scaffali ricolmi di libri da Strandbook a Broadway, poi ho scalato le rampe di ferro del Dom, ormai ridotto a boutique, al 23 di St Marks Place, dove nell’aprile del 1966 Andy Warhol fece esordire i Velvet Underground. Ho ammirato da lontano le luci del Radio City Music Hall, sfiorato i lastroni di cemento della 57th Street e cercato senza successo il tanfo dei peep show tra le luci pubblicitarie di Times Square.
Tutto cambia, si sa. E a New York più spesso e più velocemente che altrove.
Macinando chilometri a piedi si cerca di afferrare the talk of the town, schivando finchè possibile i sintomi di un mondo autistico dove ognuno si rinchiude in se stesso con le muraglie del laptop e dell’ipod. Gli Starbucks traboccano di gente che non si guarda, impiegati di un call center tutto proprio. Monadi. Perfino la musica ha perso identità. Non è più qualcosa dotata di un significato correlato a un contenitore, a un’immagine, a una sequenza, come i capitoli di un libro o le canzoni di un album. Le canzoni sono pagine strappate dal volume, senza un prima e un dopo. Fascicoli. Replicanti, privati del tempo.
Gli appassionati sono scomparsi assieme ai negozi che li rifornivano. Tra Union Square, Bowery, St Marks Place ho contato tre rivenditori. Uno vende roba per collezionisti. Gli altri annaspano tra milioni di used cd in the basement.
Mai farsi ingannare dal mito o dalla nostalgia. Bisogna accontentarsi di aver vissuto ciò che oggi non è più possibile vivere. Sono passato davanti a Doral Park Avenue, 29 anni dopo la prima volta. Il grande sciopero dei controllori di volo. Le valigie a San Francisco. Io e Bonzo bloccati al Jfk. Notte sul pavimento della casa di un amico al Village. Vapori mattutini. Pellegrinaggi al Bottom Line. L’insegna del Folk City. Le puttane sulla 42th west. Mille dollari da spendere in un mese, 800 dei quali investiti in dischi. Diete biafrane per risparmiare qualche cent.
Quelli erano i tempi? A ognuno il suo, secondo me.

St Marks Place 92, "Physical Graffiti", Led Zeppelin, 1975