Sul lato sinistro del Tanaro, all’altezza di Clavesana, il fiume è dominato dagli scoscesi pendii scavati dall’erosione. Un paesaggio selvaggio e magnifico, per riscoprire il quale il celebre designer Chris Bangle si è inventato una sfida-vip a colpi di pennello.

Vivendo nelle Crete Senesi, dove l’argilla la fa da padrona, credevo di saper tutto sui calanchi.
Ma mi sbagliavo.
I calanchi sono le profonde fessure, a volte veri e propri burroni, che l’erosione dell’acqua piovana scava sui fianchi delle colline argillose e che, in certi contesti, assumono anche un aspetto paesaggisticamente spettacolare.
Uno di questi contesti è Clavesana, comune delle Langhe poco avvezzo ai riflettori, famoso per la tragica alluvione di vent’anni fa, per la sua produzione di Dolcetto e per aver dato i natali a una ballerina che, un secolo e mezzo fa, fu l’amante di Ismail Pasha, il Khedivè d’Egitto.
Cessata o quasi, per ragioni socioeconomiche, la simbiosi col fiume che per secoli aveva scandito la vita della comunità, donando agli uomini una tale familiarità con certi scorci da renderli quasi invisibili ai loro occhi, anche i calanchi hanno perduto la centralità e sono piano piano scivolati al rango di pericolose fonti di frane e di dissesto. Sostanzialmente, un problema.
Pochi o punti quelli che hanno continuato a osservarli dall’alto e dal basso (o ancora meno dall’acqua) con un occhio capace di afferrare il loro straordinario fascino estetico e naturalistico.
E quando, alla fine, qualcuno ha colto anche il potenziale turistico-culturale di tutto ciò e ha fondato un’associazione per valorizzarli, è sorto l’eterno dilemma: sì, ma come? E con quali soldi?
L’idea è venuta nell’autunno scorso a Chris Bangle, designer celeberrimo (è l’ex capo design della BMW) che da qualche anno ha messo radici proprio a Clavesana. E che, naturalmente, da buon pragmatico l’idea l’ha realizzata subito, ovvero pochi giorni fa.
L’ha chiamata Acrylic Challenge: in pratica una disfida tra dodici designer-vip di tutto il mondo, disseminati nei punti più panoramici tra calanchi e Tanaro e lasciati lì da soli per un’intera, canicolare giornata di primavera, in compagnia di un ombrellone, di un assistente, pennelli, colori e una bella tela bianca di 2 metri per 2 da dipingere con una veduta.
I dipinti sarebbero stati poi messi all’asta per ricavare fondi da donare all’associazione.
Qualcuno potrà dire che l’idea non è originale.
Ma a parte il fatto che mettere insieme in un colpo solo, e nella sperduta Clavesana, personaggi come Giorgetto Giugiaro, il direttore del design Fiat Roberto Giolito, il direttore del design Mini Anders Warming, l’ex-direttore del design BMW Motorrad David Robb, il designer francese Thibault Devauze, l’artista serba Aleksa Bracic, l’artista torinese Alberto Rava, giovani car designer provenienti da MINI, BMW, Changan e CBA non era affatto semplice, l’intuizione davvero lungimirante, in prospettiva, è stata un’altra: “Chi vuole – recitava il bando di concorso – può portare con sè i colori e tele per godersi i paesaggi insieme agli artisti“. Invito raccolto da pochi, stavolta. Ma il messaggio è arrivato, come i curiosi giunti (pur senza tela e colori) a frotte.
Nasce insomma sulle sponde del Tanaro, all’ombra dei calanchi, una sorta di manifesto del “turismo pittorico” destinato ad avvicinare il grande pubblico a forme più estetiche rispetto al classico dejeuner sur l’herbe?
L’obbiettivo potrebbe essere questo.
Declinato magari anche in una versione fluviale e parallela: quella, fotografica, della discesa lenta del fiume in gommone, con prospettive inedite e punti di osservazione nascosti che hanno lasciato a bocca aperta anche il primo cittadino (oltre che il sottoscritto, naturalmente).
In ogni caso, l’incanto è stato un successo: tutte le opere aggiudicate e 20mila euro di incasso.