EQUO COMPENSO. La lettura della delibera adottata l’altroieri dalla commissione
rivela una sostanza ben diversa da quanto annunciato. Con debolezze, vaghezze e distinguo che di fatto consegnano il boccino a Fieg e Fnsi.

Si poteva fare di più e di meglio? Credo di sì“, affermava ieri sul suo profilo FB il presidente dell’OdG Enzo Iacopino a proposito dell’EC, dopo la delibera (qui) adottata dalla commissione (6 voti favorevoli su 7, astenuta la Fieg) a proposito di chi sarà escluso, e chi no, dalla disciplina dell’equo compenso. “Soprattutto – prosegue – se in certi momenti non mi fossi ritrovato da solo e in qualche passaggio gli altri non fossero stati tutti coalizzati contro. TUTTI. Sono quasi 4 anni che mando giù (chiamiamoli così) “bocconi amari“, fingendo di non vedere e perfino di non sapere, per portare a casa, con l’aiuto di tanti, prima la Carta di Firenze, poi la legge sull’equo compenso, adesso questa delibera. Entro il 10 marzo chiuderemo con le relative tabelle. Dopo di allora? Chi avrà filo da tessere si faccia avanti. Avrà il mio sostegno!“.
Traduzione (mia): non potendo essere ritirato dal tavolo il letale autogol delle tabelle natalizie, frutto di grotteschi errori concettuali, l’OdG si è battuto come un leone almeno per allargare al massimo il raggio d’azione della legge 233/2012, cioè il novero delle tipologie di giornalisti autonomi soggette all’equo compenso. Forse il risultato è modesto, ma Iacopino a quel punto di più non poteva ottenere.
E forse il presidente ha ragione: quanto ottenuto è il possibile. Anche se molto modesto.
Non si tratta però, ora, di stabilire se tale modestia sia “colpa” di qualcuno o a qualcuno possa essere attribuita.
Il fatto è che la delibera è debole. Debolissima. Un pasticcio, frutto un po’ della fretta, un po’ del compromesso, un po’ di tanti equivoci rimasti in sospeso e forse pilotati ad arte e anche un po’ degli abbagli cronici di cui l’OdG non ha voluto nè saputo liberarsi in tempo.
Il testo contempla espressamente categorie fantasiose di tipi giornalistici che non esistono (che sono gli “sporadici“? Eppure già l’esperienza della nozione di “precario” usata a capocchia, con i danni conseguenti, avrebbe dovuto insegnare qualcosa) e di situazioni professionali altrettanto indefinite, come un concetto di “dipendenza economica“, che è tutto da circoscrivere e interpretare.
Un’interpretazione affidata, ahinoi, non all’isolato Iacopino ma a chi avrà la forza politica di imporre la propria, restrittiva, idea. Impegnato com’è a difendere, dietro lo scudo umano del lavoro autonomo, i propri interessi economici (Fieg) e politici (Fnsi).
Si tratta di espressioni “giuridicamente irrilevanti“, come assicura il consulente legale dell’Odg, il prof. Pessi? Speriamo.
Io credo tuttavia che alla fine la reale rilevanza sia politica e che la deciderà chi ha il potere o i voti per decidere.
E la decisione, indotta dalla lettera della delibera, sarà che dall’EC verrà fatto fuori il numero più alto possibile di “autonomi” e tutti i freelance nel senso proprio (cioè professionale) del termine.
Così la Fieg avrà salvato il portafogli, l’Fnsi il suo potere occulto e i sognatori manterranno intatti i loro incubi camuffati da sogni.
La libera professione avrà invece perduto l’ennesimo treno, forse l’ultimo.