Trentottesimo capitolo della mia galleria di disegni al tratto: quando dall’intreccio casuale delle linee emergono sagome e figure.

 

Come ho già spiegato tante volte, il bello o meglio il divertente dei miei disegni è che non nascono da un’idea, un progetto, una bozza: nascono e basta, anzi proprio scaturiscono dal primo tratto, di solito obliquo, e si evolvono seguendo linee sul senso e il verso delle quali io stesso mi sono spesso interrogato. Senza risposta, ovviamente. L’unica certezza è che pressochè tutte devono comunque ricongiungersi, chiudere angoli o crearne, tagliarli a metà, evolversi in scala e raggiungere un punto che ne segna il termine.

Arrivati qui, si riparte da un altro punto, magari rimasto sospeso o diventato tale a causa dello snodarsi delle linee precedenti, e così via.

Ciò per dire che – ad esclusione dei profili (anch’essi però monolinea) – nei casi in cui dai miei disegni emerge qualcosa di figurativo, la cosa è assolutamente casuale, o involontaria, o esoterica.

Non è raro infatti che mi sorprenda delle figure che alla fine scopro emergere dal quadro generale, come succede quando si prova a indovinare a cosa somigliano le nuvole, senza che io avessi avuto prima la minima intenzione o sentore che il disegno si evolvesse verso quella raffigurazione.

Eccone un esempio: una sorta di rapace che prende forma da scarabocchi vergati a caso durante una conferenza sul turismo.

Fronte: disegno a penna nera su pagina di bloc notes a righe, sponsorizzata Uplink.
Retro: bianco.
Data: settembre 2019.