Non me ne vogliano, gli amici sindacalisti. Lo so benissimo che se le cose vanno male non è tutta colpa loro. Però, dopo tanti anni, oltre alle parole si auspicherebbe arrivasse anche qualche fatto. Ma forse è troppo tardi per tutti, anche per il sindacato.
Lo ammetto, viviamo in tempi in cui non vorrei essere al posto dell’Fnsi. Nè del suo segretario generale, Franco Siddi. Dico davvero.
Oddio, forse neppure loro vorrebbero essere al posto mio. Anzi, nostro. Ma lasciamo perdere.
Comunque la situazione generale e quella professionale sono plumbee, con il 31/12 lo spettro di nuovi stati di crisi nelle aziende editoriali è sempre più una certezza, in pratica un sacco di gente presto si troverà a spasso e andrà a fare compagnia alla foltissima compagine di chi a spasso, o tra color che son sospesi, c’è già da un pezzo o magari da sempre. Il confronto con la Fieg all’interno della commissione paritetica sul lavoro autonomo (leggi equo compenso) è in corso e pone problemi spinosi, nonchè aspettative enormemente superiori al risultato, simbolico, che potrà essere ottenuto. La base dei giornalisti, quella rappresentata dal sindacato e quella molto più ampia che il sindacato, non annoverandola tra i soci, dice di rappresentare senza rappresentarla, rumoreggia, ondeggia, spera e dispera.
A primavera si rinnovano i vertici dell’Ordine (che c’entra l’Fnsi? C’entra, c’entra) e a marzo scade il contratto, per il quale urge predisporre una “piattaforma contrattuale“.
Insomma, c’è da lavorare.
E allora anche la Federazione Nazionale della Stampa scrive la sua letterina a Babbo Natale. Sotto forma di relazione del Segretario al Consiglio Nazionale. Ne trovate una sintesi qui e qui.
Per carità, sono parole piene di buon senso. Preoccupate e pienamente condivisibili. Del resto come si potrebbero non condividere le preoccupazioni espresse da Siddi su un’editoria che cambia, sulle nuove professionalità che emergono e sulla necessità di inquadrarle, sul multimediale, sull’uso e l’abuso degli stati di crisi, sui nodi previdenziali della categoria?
Ci sono perfino le solite parole solidali (bisogna rallegrarsene? No, visti i precedenti anche congressuali, io mi preoccupo invece) per gli autonomi: ”Nel contesto di un ormai inevitabile ampliamento del perimetro della professione e delle figure contrattuali è necessario operare per l’inserimento dei collaboratori freelance e dei precari (con caratteristiche professionali di impegno e di reddito) all’interno del lavoro regolamentato soprattutto dal punto di vista previdenziale. E su questo specifico argomento -dice ancora Siddi – dovra’ proseguire ed essere ulteriormente approfondito il confronto in atto all’interno della commissione paritetica Fnsi-Fieg sul lavoro autonomo“.
Prendiamo atto dei buoni propositi sindacali, dei quali tuttavia abbiamo perso il conto.
E ringraziamo, senza ironia, i tanti colleghi che si spendono per la causa della professione, compresi gli illusi e i finti tonti.
Resto però dell’opinione che, questo, rimanga, professionalmente parlando, il peggior Natale della nostra vita. Mia, loro e non solo.