“Tutto ciò che posso fare è mantenere il ritmo e le cattive compagnie…”
(Dire Straits, “Romeo&Juliet”).
“Sono uscito stamattina / e non credevo ai miei occhi / sulla spiaggia c’erano milioni di bottiglie / sembra che non sia il solo ad essere solo / ci sono milioni di naufraghi a cercare una casa”.
(Police, “Message in a bottle”)
Soundtrack: “Message in a bottle”, Police
Se qualcuno (quorum ego) si aspettava delle risposte dalla sofferta partecipazione alla fiera milanese dedicata al turismo, le ha avute: rivedersi è bello, utile e divertente. Sul resto meglio lasciar perdere. Perchè…
• Tu programmi tutto, ti fai le tabelline di orari, treni e spostamenti, per arrivare e ripartire in tempo aggiri abilmente con sveglie antelucane lo sciopero dei mezzi pubblici annunciato tra le 10 e le 14 e poi, quando sei già a Milano, ti dicono che il medesimo è guarda caso spostato dalle 18 alle 22, sempre di venerdì e sempre, riguarda caso, in coincidenza (anche) con la chiusura della Bit. Conseguenza: assalto alle diligenze, fuga anticipata, ore di lavoro buttate via, viabilità nel caos. All’ATM avranno forse le loro buone ragioni (e certamente in odio la Moratti), ma stavolta l’hanno fatta grossa. Voto: 0.
• Esci dalla metro, affiori sotto la tensostruttura progettata da Massimiliano Fuksas e vieni colpito da 35 miliardi di gocce d’acqua che piovono attraverso copertura, una per ogni lira percepita dal celebre architetto con il cuore a sinistra ma il portafogli a destra. Voto a Fuksas: 1.
• Padiglione 4 (mi pare). Verso mezzogiorno nello stand della regione Piemonte si materializza un esecrabile clone in versione rap di Zucchero Fornaciari, che con gutture neandertaliane riesce a creare in pochi minuti il vuoto pneumatico. Voto al cantante: 3. Voto a chi lo ha ingaggiato: 2.
• Guardaroba: nell’ora di massimo afflusso (venerdì, ore 10.30), davanti ai padiglioni 2 e 4, solo uno sportello aperto e con due volonterosi guardarobieri. Risultato: coda chilometrica e furto autorizzato (4 euro a capo e 4 a bagaglio). Voto? 4, è ovvio.
• Sia per colmare le lacune dovute al calo degli espositori, sia per assecondare la dilagante moda nordica del rilassamento, qua e là per i padiglioni sono comparsi grotteschi “relax point” con puff tipo Fantozzi davanti al dg della multinazionale, su cui la gente si è inverecondamente abbivaccata, assopita, incartapecorita stile Woodstock. Voto: 5.
• Nell’era della grande la crisi che ha cancellato dal calendario Bit le cene e i cocktail che per anni hanno costituito un classico del post-fiera, solo gli egiziani hanno avuto il coraggio (e i soldi) di allestire una megaserata per trecento persone al Marriott. Voto allo spettacolo con volumi da artiglieria pesante: 6. Voto alla generosità degli ospiti: 7.
• Voto 8 a pr e addetti stampa che, consapevoli delle grame circostanze, hanno ammannito generi di conforto, birre, spuntini, bevute e sedie agli smarriti giornalisti senza sovraccaricarli di cartelline e di inesaudibili richieste di pubblicazione.
• Voto 9 ai colleghi che, nonostante la tragica contingenza professionale, alla fine hanno trovato lo spirito per ridere di se stessi e di ritrovarsi finalmente con l’unico scopo di fare due chiacchiere, rievocare i vecchi tempi e ironizzare sul futuro davanti a un bicchiere. Insomma cazzeggiare.
• Voto 10 a un tizio azzimato con la valigia giallo canarino e un’enorme borsa col logo di “turisti per caso” che, disinvolto, a un certo punto si è avvicinato allo stand di Visit Usa e ha afferrato in un colpo solo 5 penne sponsorizzate, raggiungendo poi gongolante la fidanzata con lo zaino già colmo di poster e di gadget. Se non la voglia di viaggiare, alla gente non passa mai la voglia di raid, che è una delle caratteristiche peculiari della Bit. Segno che, nonostante tutto, siamo ancora vivi.