Clamoroso a Roma: il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio approva il ricorso dell’OdG e affonda la delibera sui compensi dei giornalisti autonomi approvata a giugno sotto la spinta della cricca sindacato-editori. Ora vediamo che succede.

Se si tratti di un terremoto o di una tempesta in un bicchier d’acqua, giudicatelo voi. O meglio, lo giudichino i colleghi alle prese con una (libera) professione ormai colata a picco.
Il Tar del Lazio ha accolto ieri, ma solo parzialmente, il ricorso proposto dall’OdG contro la delibera sull’equo compenso adottata nel giugno scorso dall’omonima commissione. La delibera era stata il frutto di un inqualificabile papocchio tra gli editori e la cricca sindacale, cioè l’Fnsi. Ovvero quel “sindacato unico” che rappresenta, ricordiamolo, nemmeno il 7% dei giornalisti “autonomi” (e sul senso del termine ci sarebbe da discutere parecchio) italiani.
Non sto certo a riassumere qui la questione, da me trattata un numero mostruoso di volte: gli interessati cerchino “equo compenso” sul motore di ricerca in alto a destra.
L’OdG canta vittoria (testo della sentenza e commenti ordinistici li trovate qui), ma l’accoglimento solo parziale del ricorso qualche ombra la getta. “I giudici amministrativi hanno anche ritenuto che l’equo compenso neppure può corrispondere alle tariffe del ricorrente Ordine, che eliminerebbero ogni margine di contrattazione atto a valorizzare il rapporto di proporzionalità tra quantità e qualità del lavoro specificatamente svolto, in contrasto con le indicate finalità della legge”, si legge infatti sul sito ordinistico.
Francamente non capisco a quali tariffe ci si riferisca, visto che quelle dell’OdG furono abolite nel 2007 da Bersani e rappresentavano comunque uno storico modello di inadeguatezza qualiquantitativa rispetto alla variegata realtà del mercato editoriale italiano.
Il bello sarà capire che succede adesso.
Intanto aspettiamo le motivazioni.
Comunque in Corso Vittorio già tirano la sentenza per la giacchetta.
Non vorrei essere nei panni nella commissione.
Vorrei invece che commissione e sindacato fossero nei panni miei e di quelli che con dignità e serietà cercano da anni di sopravvivere facendo un mestiere (specifichiamo: il libero professionista, non la vispa Teresa che tanto si vede in giro) che tutti sbeffeggiano dall’alto dei loro stipendi sindacalmente e politicamente garantiti.