Succede anche questo: ti invitano a un convegno, ti presenti come giornalista e allora ti dicono che è meglio concordare tutto dopo l’evento, cronaca e dichiarazioni, direttamente con i relatori. No comment.

Tempo fa ricevo l’invito a un convegno di mio vivo interesse, ma mi accorgo che nell’invito medesimo non si fa accenno alla mia professione. Quindi mi viene il dubbio che si tratti di un invito seriale, mandato a mailing precostituite.
Parendomi corretto e anzi dovuto annunciarmi con la giusta qualifica, prendo metaforicamente carta e penna e scrivo all’indirizzo indicato sull’invito, precisando che sono un giornalista, che vorrei essere accreditato come tale e magari ricevere un’eventuale cartella stampa.
Passano alcuni giorni (cosa già di per sè sospetta) e mi rispondono quanto segue: “Siamo lieti di invitarla, ma speriamo comprenderà che, nell’interesse della discussione (quale? Ndr), preferiamo che le dichiarazioni dirette o opinioni attribuite siano concordate dopo l’evento con i relatori“.
Insomma, non solo niente domande – prima, dopo o durante – ma, secondo loro, neanche cronaca su ciò che si ascolta durante una conferenza a cui si è regolarmente invitati. Perchè loro, “nell’interesse della discussione“, si capisce, preferiscono che tutto sia concordato e, just in case, aggiustato a posteriori.
Commenti? Credo non ce ne sia bisogno.
Nessuno però si azzardi a dirmi “siamo in italia“, perchè l’interlocutore è britannico di Londra.
Laddove dicono abbiano inventato il giornalismo e soprattutto pratichino la vera libertà di stampa.