Come preannunciato qui, ecco gli argomenti (e relativi commenti) con cui l’Fnsi si è costituita in giudizio nella causa intentata da alcuni giornalisti contro sindacato e Fieg per la firma del Ccnl del giugno scorso. La cupio dissolvi federale è finalmente realtà?

Se si tratti di una strategia così oscura da essere inafferrabile, dell’espressione di una conclamata cupio dissolvi, di una prova di ottusità politica pressochè inarrivabile o semplicemente – come credo – solo di una manifestazione di miope arroganza corporativa, fate voi.
Quel che è certo è che, più della decisione di costituirsi in giudizio nella causa civile avviata mesi fa da un gruppo di giornalisti contro Fnsi e Fieg per aver sottoscritto a giugno scorso un Ccnl osteggiato da tutta la categoria, della Federazione Nazionale della Stampa a sconcertare sono le argomentazioni.
Le motivazioni, insomma, che hanno spinto il sindacato, oggi guidato da Raffaele Lorusso, successore da gennaio di Franco Siddi nel nome di un’annunciata discontinuità, a compiere un passo di assoluta gravità come quello di opporsi in giudizio ai propri soci e (a questo punto solo presunti) assistiti. Con il chiaro intento di dare conferma tanto alla lettera del contratto, quanto alle aporie e agli inciuci che ne erano alla scaturigine.
Per farsene un’idea basta leggere (se ne avete lo stomaco, la trovate integralmente qui) la memoria prodotta dai legali dell’Fnsi, traduzione tecnica della più autentica volontà politica federale, quella attribuibile ai massimi vertici sindacali.
Sono affermazioni gravi, che restituiscono alla perfezione l’aura di eburnea intoccabilità in cui i capataz federali pensano di galleggiare, facendosi forti e tracotanti di un ruolo che nessuno, se non la bassa macelleria del potere e la cronica indolenza italiana, gli ha mai stabilmente affidato.
Vedere scritto, come si legge tra gli svolazzanti brocardi, che, in sostanza se il contratto non ti andava bene dovevi dimetterti dall’Fnsi prima che esso fosse firmato (asserzione anche involontariamente comica: il contratto de quo passerà infatti alla storia non solo perchè il peggiore di ogni tempo ma per essere stato sottoscritto, forse proprio per questo, praticamente di nascosto) e che, in ogni caso, alla Federazione “aderisce circa l’80% dei giornalisti italiani” (speriamo si tratti di un refuso: forse hanno sbagliato la virgola e volevano scrivere l’8,0%), lascia a bocca aperta.
Si potrebbe scendere a fondo nelle controdeduzioni giuridiche alla surreale realtà professionale che si profila agli occhi di Lorusso e compagni, ma non è il caso: primo, perchè non è il mio mestiere e ci sono fior di legali che lo faranno mille volte meglio di me, secondo perchè, a mio parere, il punto non è solo giuridico ma, appunto e soprattutto, politico.
Nel momento in cui, dopo un cruciale passaggio di testimone congressuale e la formazione di una nuova maggioranza (il che, in un sindacato, già mi ripugna perchè riduce la difesa della categoria a uno squallido gioco di correnti), con una professione allo sbando e una crisi senza precedenti, nonchè dopo interventi della magistratura che hanno già incenerito alcuni dei pilastri su cui quel contratto era stato costruito (la delibera sull’equo compenso, vedi qui) il sedicente sindacato unitario dei giornalisti sceglie di restare inchiodato nei propri binari, dando prova della medesima, insopportabile quanto sintomatica arroganza con la quale aveva affrontato il nodo del referendum anti-contratto poi trasformatosi anch’esso in una Caporetto, c’è poco da aggiungere: sarebbe ora che quei pochi che ancora aderiscono all’Fnsi accogliessero l’invito loro rivolto per bocca degli avvocati e abbandonassero la Bastiglia sindacale al suo autoreferenziale destino.
Ma nemmeno in tal senso si può essere ottimisti: in virtù dell’anguillismo nazionale, delle lungaggini giudiziarie ferie incluse, della necessità di procedere entro breve a un rinnovo contrattuale con relativa trattativa-fiume, nulla osta alla prosecuzione della manfrina e alla forzata sopravvivenza ad libitum dello zombie federale.
La frase più bella, comunque, mi risulta (io non c’ero) che l’abbia pronunciata ieri in conferenza stampa a Roma uno dei legali dei giornalisti che hanno promosso la causa. “L’Fnsi – avrebbe detto – rappresenta non più del 20% della categoria giornalistica. Ma allora perchè non c’è un sindacato di tutti gli altri?“.
A volte anche i principi del foro sono ingenui.