L’annuncio a sorpresa: in collaborazione con un broker l’Ordine ha elaborato un pacchetto di garanzie – volontarie e a pagamento – per i rischi professionali dei non contrattualizzati. A giorni i dettagli. Ma intanto qualcosa si è mosso

Il nodo dell’assicurazione dei giornalisti è maledettamente complicato. A maggior ragione lo è per gli autonomi, quelli cioè che operano non in regime di rapporto di lavoro subordinato con un editore.
Un anno fa, quando pareva che la titolarità di una polizza contro la responsabilità civile verso i terzi dovesse diventare obbligatoria per tutti gli iscritti all’OdG, dell’argomento si è parlato, spesso a sproposito e con frequenti errori di mira, per intere settimane. Poi, con il furbesco argomento che “i giornalisti non hanno clienti” (come se chi acquista articoli da un freelance non lo fosse) il ministro si è stranamente acquietato e la faccenda è tornata nel dimenticatoio.
Chi scrive invece se n’è occupato spesso (ad esempio qui e qui) e tante volte ha cercato di richiamare l’attenzione tanto sulla necessità di dare presto una soluzione al problema (vista l’aria che tira da parte di tutti nei confronti della stampa, con cause e querele che arrivano come rena), quanto sul fatto che il problema medesimo è infinitamente più articolato di come si tende a individuarlo (limitandolo cioè ai risarcimenti pretesi da terzi).
La figura del giornalista libero professionista dovrebbe invece, secondo una mia vecchia ma sempre attuale idea, essere al centro di un’architettura assicurativa che, vedendolo al fianco per una volta, e nel comune interesse, di editori, sindacato e OdG, lo mette al riparo tanto dai danni procurati al prossimo quanto da quelli procurati a lui da o durante l’esercizio della professione (per i dettagli della mia proposta vedere i link sopra o cercando “assicurazione” sul motore di ricerca interno, oppure nell’indice degli articoli).
Lunedì 25 marzo, però, il comunicato di chiusura dell’assemblea dell’OdG della Toscana riportava a sorpresa, per bocca del suo vicepresidente Michele Taddei, “dell’approvazione dell’assicurazione professionale per difendere i colleghi non contrattualizzati e che quindi non godono di una tutela in caso di denunce. L’assicurazione sarà volontaria e non obbligatoria”.
Si tratta, come mi ha confermato oggi lo stesso Taddei, di un testo di polizza messa a punto in collaborazione con un importante broker assicurativo internazionale. L’adesione sarà rimessa alla volontà individuale dell’iscritto, senza obblighi di alcun tipo e sarà, ovviamente, onerosa.
Non è stato facile, ha sottolineato Taddei, trovare un interlocutore disposto ad affrontare e discutere una fattispecie che appariva finora del tutto inesplorata sotto il profilo assicurativo.
I dettagli della bozza saranno divulgati i prossimi giorni e nulla vieta che l’offerta possa anche essere migliorata o rimodulata in base a nuove esigenze e numero dei sottoscrittori.
Nemmeno io, è ovvio, sono a conoscenza dei particolari e quindi non sono minimamente in grado, al momento, di giudicarne la bontà. Ma non c’è dubbio che si tratta di un primo passo importante e di un segnale fondamentale: non è il singolo ma l’istituzione, che mette in campo anche tutto il suo potere contrattuale e “politico”, a prendere l’iniziativa nel tentativo di risolvere o almeno di attenuare un problema che affligge molti dei suoi iscritti.
Insomma qualcosa comincia finalmente a muovere le acque e a sollevare l’attenzione dei colleghi su una questione palpitante che – lo ripeto – è poco appariscente ma nodale per il nostro futuro di liberi professionisti dell’informazione.