di LORENZO COLOMBO

Rosso Marche Igt “Oppîdum” 1998 Ciù Ciù: dopo un quarto di secolo passato in cantina e nonostante un tappo di cattivo auspicio, ecco uno dei migliori vini bevuti quest’anno!

 

Dev’essere stato all’inizio del secolo, l’anno preciso non lo ricordiamo, quando assiema a mia moglie abbiamo compiuto un viaggio enogastronomico, come per la quasi totalità dei nostri viaggi, tra le province di Ascoli Piceno e Teramo.

Lo scopo era quello di conoscere meglio la Doc Controguerra, allora da poco istituita.

Percorrendo quelle è un attimo trovarsi dapprima nelle Marche e subito dopo in Abruzzo e viceversa. Ragione per cui abbiamo visitato diverse cantine in entrambe le regioni.

A tal proposito c’è un curioso episodio.

Chiamiamo col nostro voluminoso cellulare una cantina di Offida (non facciamo nomi, anche se ce lo ricordiamo bene) per chiedere se possiamo andarci in visita. Ci rispondono qualcosa tipo “se poi acquistate un cartone di vino va bene”. Ovviamente abbiamo declinato e siamo passati oltre.

Il vino proposto oggi è sempre di un’azienda di Offida (un’altra, però!), la Ciù Ciù, che fa parte del gruppo Tenimenti Bartolomei, con altre quattro cantine in Toscana, Lazio, Abruzzo e Sicilia. Questa è stata la prima, fondata nel 1970 da Anna e Natalino Bartolomei. Si estende su oltre 180 ettari ed oggi è guidata dai figli Massimiliano e Walter, da molti anni in regime biologico.

Prodotto con uve Montepulciano in purezza provenienti dai vigneti situati a 300 metri d’altitudine, su suoli tendenti all’argilloso, nei comuni di Acquaviva Picena e Offida. La vendemmia s’effettua a fine ottobre, la fermentazione prevede una macerazione di circa tre settimane, il vino viene quindi posto a maturare per il 70% in botti da 10 ettolitri e per la parte restante in barriques, dove rimane per 12 mesi. Almeno altri sei li fa in bottiglia. Assieme all’Esperanto (85% Montepulciano e 15% Cabernet) costituisce il vino di punta aziendale e attualmente si trova in vendita nello shop aziendale a 21 euro con l’annata 2016.

Acquistammo la bottiglia, rimasta finora in cantina, durante la nostra visita di allora.

Il primo approccio non è stato entusiasmante, leggera muffetta sotto la capsula, il tappo però s’è estratto molto bene, senza sbriciolamenti e utilizzando esclusivamente il cavatappi a leva. Era però completamente intriso di liquido e rilasciava sentori di maderizzato.

Versato nel bicchiere, ad un primo assaggio non ha dato segni d’ossidazione, ragione per cui l’abbiamo decantato per separare eventuali sedimenti, che poi in realtà si sono rivelati minimi.

Dopo dieci minuti ha iniziato ad aprirsi e ci siamo trovati di fronte ad uno tra i migliori vini bevuti quest’anno.

Profondissimo il colore, quasi impenetrabile, tra il granato e il prugna, con unghia leggermente tendente al mattonato. Naso complesso ed affascinante, buona la sua intensità olfattiva, ampio, pulito, integro, note dolci, confettura di prugne e di marasche, tabacco dolce, leggeri accenni di cuoio, note mentolate e tocchi di cioccolato, sottobosco umido, vaniglia e cannella. Piacevolissima frutta rossa dolce alla bocca, prugne secche, leggere note di spezie dolci, nuovamente vaniglia e cannella, tannino vellutato, alcol ben integrato, leggeri sentori di radici, perfetto equilibrio gustativo, lunga la persistenza.

 

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