di ANDREA PETRINI
Torre Ercolana 1980 Cantina Colacicchi: un’indimenticabile bottiglia del vino inventato negli anni ’40 dal musicologo Luigi Colacicchi (Merlot, Cabernet sauvignon e il Cesanese di Affile) e proseguito dalla famiglia Trimani. Anche nel Lazio “si-può-fare!“.

 

Ci sono inviti che hanno la i maiuscola, sono quelli a cui proprio non puoi dire di no. A maggior ragone se a mandarteli è la famiglia Trimani, storici enotecari che hanno fatto la storia del vino a Roma.

L’occasione, nel caso, riguardava una piccola verticale di Torre Ercolana, vino del Lazio per certi versi unico nel suo genere, di cui noi sommelier in erba ci siamo innamorati leggendo le bellissime parole di Armando Castagno sul numero 32 di Bibenda.

Il Torre Ercolana nasce ad Anagni nella seconda metà degli anni ’40 dall’intuizione del maestro Luigi Colacicchi, compositore ed etnomusicologo molto conosciuto in quel periodo, che, innamoratosi dei vini di Bordeaux, dopo la guerra mondiale decise di piantare in zona Romagnano, una fascia collinare che dalla città dei Papi va verso Ferentino, barbatelle di Merlot e Cabernet sauvignon accanto al vitigno principe del territorio, ovvero il Cesanese di Affile. Il vino (la prima annata fu il 1947) risultò talmente buono e fuori gli schemi di allora che, qualche anno più tardi, entro nei “radar” di Marco Trimani, il quale decise di commercializzarlo inserendolo nelle carte dei vini dei più importanti ristoranti italiani dell’epoca.

Dopo la morte del Maestro Colacicchi, avvenuta nel 1976, l’attività agricola fu condotta per un breve tempo da suo nipote Bruno Colacicchi Caetani fino a quando, nel 1984, i Trimani decisero di acquisire definitivamente l’azienda con l’intento, aiutati da Giacomo Tachis, di rinnovare profondamente sia i vigneti, aumentando la quota di Cabernet sauvignon sostituendo i porta-innesti che la cantina, dove il parco legni è stato gradualmente sostituito con barriques e botti di rovere da 480 litri.

La prima annata del “nuovo” Torre Ercolana è stata la 1990, ma bisogna aspettare il 2014 affinché il progetto trovi nuovo impulso grazie alle energie di Carla, Francesco e Paolo Trimani, figli dell’indimenticato Marco. Devo a lolo l’opportunità di degustare questa indimenticabile 1980.

La prima cosa che salta agli occhi, già dal colore, è la quasi totale assenza di cenni di ossidazione, il che la dice lunga sulla vivacità di questo taglio bordolese “made in Anagni” la cui lucentezza trasuda i segni di una gioventù che stenta ad arrendersi.

Appena metto il naso nel bicchiere arriva una scossa, intensa e viscerale. E penso che no, non può essere vero, non nel Lazio. Forse rano altri tempi, c’era un  clima o una spensieratezza diversi, ma ciò che ora è nel mio bicchiere ha a che fare con qualcosa di immaginifico e impalpabile tutto ruotato attorno al sentore di viola. Il passare dei minuti non fa che arricchirlo di altre sensazioni: scorza di arancia, erbe officinali essiccate, felce, canfora.

In bocca è ancora armonico, elegante, profondo, con un tannino ancora vivo e fittissimo, ricco di richiami floreali. Questo Torre Ercolana 1980 è un vino che ti fa riavvolgere il nastro, ti convince che forse nel Lazio si può giocare un’altra partita e, probabilmente, la famiglia Trimani, oggi, già sta affrontando questa sfida sfida.

 

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