di LORENZO COLOMBO
Soave Doc “Santo Stefano” 2006  Portinari: Garganega 100%, undici anni di cantina e la soddisfazione di aver saputo aspettare.

 

Ad ulteriore prova che il vino bianco italiano, quando proviene da determinate zone ed è di qualità, regge benissimo il passare del tempo, eccovi un Soave ancora in forma smagliante dopo oltre 15 anni dalla vendemmia.

E’ prodotto dall’azienda agricola di Umberto Portinari situata ai piedi delle colline di Brognoligo, si tratta di una piccola realtà, soli quattro ettari a vigneto suddivisi in due appezzamenti: Ronchetto, dal quale si ricava un Soave a Docg, ed Albare.

Ne avevamo scritto qui nel 2011, quando eravamo stati lì in visita: oggi ci limitiamo a aggiungere che, rispetto ad allora, c’è da registrare l’ingresso in azienda di Silvio, che ora affianca nella conduzione aziendale la sorella Maria ed il padre.

Il vigneto Ronchetto, messo a dimora nel 1960, è situato in collina, a 150 metri d’altitudine su suoli di natura vulcanica e con un’esposizione che gli garantisce il soleggiamento per tutto il giorno.
Il vigneto Albare invece si trova in pianura, su suoli alluvionali argillosi ed è stato messo a dimora nel 1987, in questo vigneto si applica un tipo di vendemmia chiamata Doppia Maturazione Ragionata.

Dalle uve provenienti da questo vigneto, vendemmiando tardivamente, si ottiene il Soave Santo Stefano, frutto della nostra degustazione.

Le uve – Garganega in purezza – vengono raccolte verso la metà del mese di novembre, la fermentazione si svolge in piccole botti di rovere dove il vino s’affina per 24 mesi, seguono quindi ulteriori due anni di sosta in bottiglia prima della commercializzazione.

L’avevamo assaggiato undici anni fa ed ora ci accingiamo nuovamente a degustare questo Soave del 2006, acquistato in quell’occasione e rimasto sono ad ora custodito nella nostra cantina. Certo non ci aspettiamo di ritrovarvi le stesse sensazioni provate allora e sappiamo benissimo che stiamo correndo il rischio di trovare un vino a fine carriera, se non ormai decrepito. Ma così non è.

Il colore è oro intenso e luminoso, sembra olio.
Buona la sua intensità olfattiva, vi cogliamo note di fiori gialli, frutta gialla matura, pesca e mela, scorza d’arancia, netti i sentori d’erbe officinali, fieno, fiori essiccati, nocciole.
Morbido ed alcolico al palato, frutta dolce, pesca ed albicocca sciroppate, uvetta, note boisé ed accenni di distillato affinato in legno, leggeri accenni tannici, buona infine la sua persistenza.

Un vino che ha pienamente ricompensato la pazienza d’averlo lungamente atteso.

 

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