di ANDREA PETRINI
Dedo 2000, Casal Pilozzo: Cabernet Franc e Merlot del visionario Antono Pulcini da vigne su terre vulcaniche a Monteporzio Catone, Castelli Romani. Assaggiato alla cieca, ha lasciato tutti smarriti. E muti.

 

Non sono un patito, come altri sommelier, delle cosiddette degustazioni alla cieca. Sia perché, a volte, mi piace contestualizzare ciò che sto bevendo, sia perché, diciamolo tranquillamente, spesso nel tentativo di riconoscere il vino che ho nel bicchiere sparo delle gran cavolate.

Ripensando a certe serate, però, non posso non riconoscere il valore educativo di questo tipo di wine tasting. Soprattutto se, come ha fatto il mio amico Simone De Vito di Intravino, ti versano nel bicchiere vini talmente inaspettati ed emozionanti da rivoluzionare il tuo concetto di estetica del vino.

In questo caso il colore del campione era un rosso rubino trasparente e vivissimo tanto che, tra gli ospiti, già qualcuno ipotizzava fosse un Nebbiolo di Valtellina o un grande Sangiovese, al naso emergeva già qualcosa in più: un profumo vegetale percettibile, profondo, elegante, senza gli eccessi pirazinici che spesso rendono pesante e monocorde il quadro aromatico complessivo. Che in questo vino, cangiante minuto dopo minuto, si arrichiva viceversa di sensazioni di pepe, rosa canina, ribes i cui effluvi erano ben racchiusi, in uno scrigno sapido che dava ulteriore personalità ed equilbrio. Odori terziari? Non pervenuti!

Fioccano le congetture: “E’ un Cabernet sauvignon in purezza!

Ma no, è un taglio bordolese italiano!

Sì, è un San Leonardo!

Macchè, la veste cromatica è troppo trasparente!

E’ francese di sicuro!

Tutta la tavolata, compreso il sottoscritto, a discettare su ogni molecola odorosa che si elevava dal bicchiere per poi tracollare dall’emozione dopo aver bevuto. Tracollare è il verbo giusto, perché il vino era un gioiello di armonia, eleganza, spinta acida e progessione sapida. Perfetto nella sua nitidezza e contemporaneità. Nulla, ancora una volta, che facesse presagire un affinamento importante.

E Loira, è Loira!

Ma no, è un Loredan Gasparini Montello Venegazzu Superiore!

No, è Francia, magari una zona poco famosa

Qua sento odore di grande Toscana

Simone toglie la carta stagnola dalla bottiglia: mutismo in sala.

Era un Dedo 2000, Cabernet Franc e Merlot, prodotto da quel visionario di Antono Pulcini, proprietario di Casal Pilozzo. E’ un vino del Lazio, da vigne piantate di Monteporzio Catone, località dei Castelli Romani, dove lo stesso Pulcini, nel lontano 1987, piantò 13 ettari di vigneto su terreno di origine vulcanica. Il Dedo 2000 è una della tante perle che potete trovare all’interno della lunga cantina scavata nel tufo che, ancora oggi, conserva migliaia di bottiglie di diverse annate di quelli che lo stesso vignaiolo chiama “Vini da Invecchiamento”. Vorrei scrivere tanto della visione enologica, ormai quasi irripetibile, dei vini di Pulcini ma, mentre scrivo questo articolo, il vino è ancora nel calice e me lo vado a godere. Basta con i rimpianti, almeno per stasera…

 

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