di ANDREA PETRINI
Sylvaner Praepositus 2011 Alto Adige Valle Isarco DOC Abbazia di Novacella: dai vigneti più a nord d’Italia l’ennesima prova che, per dare il massimo, molti bianchi vanno aspettati anzichè bevuti subito.

 

Abbazia di Novacella sorge in una frazione di Varna, a poca distanza da Bressanone, ed è annoverata tra le più antiche cantine attive al mondo visto che fin dalla sua fondazione, risalente al 1142, il monastero agostiniano, grazie alle generose donazioni, ha potuto contare su di un cospicuo patrimonio di vigneti nel mezzo dei quali è tuttora immersa.

Oggi Abbazia di Novacella gestisce due aziende agricole: la prima si trova a Novacella e dispone di 6 ettari di vigneti, 12 ettari di frutteti e 0,2 ettari di erbari; la seconda, Tenuta Marklhof, sempre di proprietà del convento, si trova invece a Cornaiano e può contare su 22 ettari a vigneto, 13 ettari a frutteto e 24 ettari a bosco. All’Abbazia fanno inoltre capo 700 ettari di bosco e 400 ettari di pascoli d’altura destinati in parte a riserva di caccia.

La conca di Bressanone, con i vigneti più a nord d’Italia e caratterizzati da grande escursione termica, rappresenta per l’azienda il terroir d’elezione per la coltivazione di vitigni come Sylvaner, Müller-Thurgau, Kerner, Grüner Veltliner, Pinot Grigio, Riesling, Gewürztraminer e Sauvignon Blanc.

Oggi voglio proprio parlarvi di un Sylvaner in purezza figlio di quello storico areale. La linea è la Praepositus, dedicata alla valorizzazione dei migliori cru e delle uve che qui riescono ad esprimersi totalmente nella loro complessità aromatica.

Diciamolo subito: come tanti vitigni a bacca bianca piantati in Italia, anche il Sylvaner non gode di una grande nomea in termini di capacità evolutive. Quindi trovare una 2011 in stato di grazia non può che farmi piacere. E avvalorare la tesi secondo cui, probabilmente, nel nostro paese ci vorrebbe uno sforzo comunicativo importante per far capire che spesso e volentieri beviamo vini bianchi troppo giovani, ai quali non viene dato il giusto tempo .

La “prova provata” di quanto appena scritto si concretizza appunto in questa bottiglia che, dopo 13 anni di riposo, come una farfalla spiega le ali donando una ricchezza che svela ricordi di giglio, spezie orientali, frutta esotica e ritorni minerali. In bocca ha ancora tantissima polpa e trama perfettamente bilanciata espressa in una morbidezza sostenuta da sferzante acidità e da un finale su toni floreali.

 

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