Lo pubblicano l’Ordine dei Giornalisti e l’Assostampa della Toscana e sarà disponibile ad anno nuovo. Destinato a freelance, parasubordinati e aspiranti pubblicisti, sarà “uno strumento utile per affrontare tutte le varie questioni deontologiche, contrattuali, previdenziali“. Ottimo. Prossimo step: esame sui medesimi argomenti. Ce la faremo?

Quando le donne avevano la coda ed io, collaboratore neofita montanelliano, cominciai a informarmi sull’iscrizione all’elenco dei pubblicisti (all’epoca ancora scolpito con lo scalpello sulla pietra), la prima cosa che mi chiesi fu: “Ma come, così poco?“. Cioè: basta questo e sarò giornalista?”. Bastava.
Di colpo mi trovai vicino a persone che di lì a un paio d’anni avrei dovuto ritenere colleghi e che mi avrebbero ritenuto un collega, ma non capivo un tubo delle cose che dicevano: inpgi, casagit, contratto, articolo 1, articolo 2, praticanti, fissa, federazione, catenaccio (catenaccio?!?), modulo, marchetta.
Con saggia circospezione e umiltà presi a guardarmi in giro, a origliare, a cercare piano piano di comprendere, a mettere insieme i pezzi di un ambiente, un lessico, uno stato mentale e nozioni a me completamente estranei: quelli del giornalista.
Con altrettanta sorpresa notavo però che la mia modestia e la mia cautela non erano quasi mai condivisi da quelli che con me stavano intraprendendo lo stesso cammino professionale. I quali preferivano dedicare il loro tempo, oltre che a lavorare, a sgomitare per conquistare posizioni, acquisire incarichi, vantare qualifiche, accaparrarsi simpatie e protettori, farsi furbi al pari dei colleghi più scafati di loro.
Di tutti, nove su dieci li ho ritrovati anni dopo a cambiare mestiere, ad arrangiarsi alla buona, a pietire collaborazioni nummo uno, a cadere dal proverbiale pero dopo essere inciampati in quegli incidenti di percorso che a chiunque altro, purchè dotato di una modesta esperienza, sarebbero appunto apparsi come prevedibili e superabili ostacoli, normali in una carriera normale.
Ecco quindi che oggi la giornata – sebbene meteorologicamente pessima – per me si è aperta nel modo migliore quando nella posta trovo un’email dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana di questo tenore:
[Nasce il “Vademecum per il lavoro autonomo e parasubordinato – Un vademecum per il lavoro autonomo e parasubordinato, che sarà messo a disposizione in occasione dei corsi per i neopubblicisti e della loro successiva iscrizione all’Inpgi 2. E’ quanto hanno deciso di predisporre Ordine dei Giornalisti della Toscana e Associazione Stampa Toscana per offrire a tutti i colleghi, e in particolare ai colleghi professionalmente più giovani, uno strumento utile per affrontare tutte le varie questioni deontologiche, contrattuali, previdenziali. Il vademecum conterrà, tra l’altro, le norme relative al lavoro giornalistico autonomo e parasubordinato, gli strumenti di tutela, i facsimile delle varie tipologie contrattuali e delle modalità di fatturazione, i diritti e gli adempimenti relativi ai vari regimi fiscali, le informazioni relative alla gestione previdenziale separata Inpgi e ai nuovi profili Casagit, una miniguida alla Carta di Firenze e agli altri strumenti deontologici. Il vademecum, la cui realizzazione è stata approvata dal direttivo dell’Ast nell’ambito della sua delibera di attuazione della Carta di Firenze, e dal Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Toscana sarà disponibile all’inizio del 2013“.
Chapeau, era ora. Bravi, ottima idea (anche se io la predicavo da circa un decennio, carta canta).
Le nuove leve ve ne saranno grate.
Mi pare un enorme passo avanti per evitare che, come accade attualmente, i nuovi arrivati vengano buttati nell’arena della professione senza la minima preparazione teorica e si ritrovino spesso a fare da utili idioti dei furbastri, o da megafono militante dei politici, o da carne da cannone per le querele (che sovente si beccano in buona fede, ma a causa della loro carente e malintesa idea del giornalismo).
Il passo da fare (vedi qui) è ora di trasformare tutto questo materiale da “facoltativo” (come si sarebbe detto una volta a scuola) a “obbligatorio“, cioè oggetto di studio e di esame per tutti, a prescindere dalle ambizioni del candidato di diventare pubblicista o professionsta.
Come? Lo diceva già il disegno di riforma dell’Odg di cui si parlava la scorsa primavera quando si agitava lo spettro del 12 agosto 2012?
Appunto.
La gran parte del lavoro teorico è fatta. Vediamo di farlo diventare realtà.