di ANGELO PERETTI
Per inaugurare la nuova formazione “a sette” di questa rubrica, l’angelico Angelo ha scelto di parlare non di uno, ma di ben quattro vini. Tutti della Loira, tutti buoni e tutti a buon mercato. Occhio alla penna!
Non so se abbiate la mia stessa impressione, ma, lemme lemme, flemmaticamente, di sottecchi (ah, se mi piace utilizzare queste desuete espressioni lessicali!), c’è un vino bianco francese che si sta facendo largo anche qui da noi Italia. Nelle proposte a bicchiere dei locali di tendenza, nelle liste dei ristoranti, sugli scaffali dei supermercati, perfino degli hard discount. Sarà per via della crisi, ché quando i margini si contraggono occorre guardarsi intorno e trovare qualcosa di buono che abbia prezzi umani e nel contempo stupisca almeno un po’. Questo qui è un vino che in genere il prezzo ce l’ha umanissimo. In più, sa stupire, e funziona per l’aperitivo disimpegnato, ma anche per la cucina leggera, estiva, e soprattutto per il crudo di pesce, di crostacei, da molluschi. Ecco, è un vino da ostriche.
Ora, so che l’ho tirata lunga, ma dovevo cercare di dargli dignità al Muscadet della Loira. Vino a lungo reietto, e in effetti ce n’è innumerevole produzione che ancora oggi si può classificare nel novero delle inconsistenze enoiche. Tuttavia, da quei vigneti di sabbie salse che si protendono verso l’oceano stanno arrivando anche cose buone, e talvolta buonissime, e qualche volta da spellarsi le mani per gli applausi. Etichette che pian piano si fanno strada anche qui da noi. E te le ritrovi, queste bottiglie, dove meno te l’aspetti, dal banco dell’ipermercato alle fiere dei cosiddetti vini naturali, perbacco.
In particolare, credo vada prestata attenzione ad alcuni vini dell’enorme appellation Muscadet de Sèvre et Maine (450 mila ettolitri, mica scherzi), soprattutto quando son fatti sur lie, con prolungata permanenza sui lieviti. In quel caso, i bicchieri migliori sono entusiasmanti, credetemi. Ma anche tra le produzioni meno orientate all’eccellenza enoica capita di rintracciare buone cose. A prezzi leggeri, sovente.
Dunque, voi che fate Fiano e Soave, Verdicchio e Gavi, sappiatelo e cominciate a farci i conti, col questo Muscadet che fa finta di niente, e intanto prende spazio.
Qui di seguito ne fornisco quattro esempi, del Muscadet. Quattro vini di differente pretesa, ma comunque di piacevole e qualche volta strepitosa beva.
Ah, a proposito: solo un’altra annotazione. L’uva con cui si fa il Muscadet si chiama Melon de Bourgogne. Forse veniva, come dice il nome, dalla Borgogna, ma là adesso coltivano Chardonnay, o al massimo Aligoté. Il Melon ora lo si alleva nella Loira, per farci, appunto, il Muscadet: lì ce n’è qualcosa come 13 mila ettari.
Adesso i vini.
Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château La Perrière
Scattante, pietroso e salino. Grintoso. Lo bevo e lo ribevo, sempre con soddisfazione. È un 2012, e il Muscadet, quand’è ben fatto, ci guadagna a essere bevuto a qualche anno dalla vendemmia. Per me, vale 90 punti su 100, ché quand’è buono, anche un vino “piccolino” può esser “grande”. Del resto, fu tre stelle e coup de coeur (il massimo dei massimi) sulla guida Hachette 2014 dei vini francesi. Da quelle parti costa – tenetevi forte – meno di 5 euro.
Muscadet Sèvre et Maine Selection Le Houx Sur Lie 2011 Jo Landron
Questo invece è un Muscadet importato in Italia, e dunque è abbastanza facile da trovare. Ce l’ha in catalogo Proposta Vini, che lo vende (ai ristoratori) intorno agli 8 euro più iva. Insomma, un po’ più costoso. Ma, attenti, quello che ho bevuto io era un 2011 e sono rimasto a bocc’aperta da quant’era giovane: altro che vinello, il Muscadet. Freschissimo e sapido, salato, marino, iodato. Poi sa di fiori e agrumi, di cedro, di mandarino tardivo. Altro 90.
Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château de La Botinière
A volte mi domando come facciano certi vini ad arrivare nei punti vendita della grande distribuzione. Questo, per esempio, l’ho trovato in mezzo a un Vermentino di Gallura e un Etna Bianco al supermercato dell’Iper Orvea, ad Affi, vicino all’uscita della Brennero-Modena. Salato, marino, agrumato, lunghissimo, felicemente persistente. Un calice tira l’altro. Per me vale almeno 88 punti. Ce n’erano sei bottiglie, a 5,90 euro. Peccato non averle prese tutte.
Muscadet Côtes de Grandlieu Fief Guerin 2013 Domaine des Herbauges
Questo l’ho comprato – udite udite! – alla Lidl. Sì, in un negozio della catena degli hard discount tedeschi, dalle mie parti, sul lago di Garda. È un vino di non grande impegno, magari anche un po’ semplice, ma ha retto incredibilmente bene a bottiglia aperta: il giorno dopo non faceva una piega. Tanto limone, qualche frutto bianco croccantino, un fondo gradevolmente affumicato. Non posso dargli un votone (diciamo 82 punti?), ma costa 3,99 euro.
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