di LUCIANO PIGNATARO
Il fascino dei numeri e dei corsi e ricorsi vichiani, passando per Vinicio Capossela, irpini anarcoidi e rompicoglioni e la magnum d'un vino che ricorda Cassius Clay: Poliphemo 2006 Taurasi docg di Luigi Tecce. (altro…)...
di LUCIANO PIGNATARO
Le Serole 2015 Pallagrello Bianco: frutto d'un'avventura straordinaria, è la dimostrazione del gran potenziale di invecchiamento di certi bianchi italiani. Anche assaggiato dopo un Taurasi del 2001. (altro…)...
di LUCIANO PIGNATARO
In Irpinia, nel paese dei produttori di torrone, Passo delle Tortore è la cantina di tre giovani donne che escono ora coi bianchi della loro prima vendemmia (e tra poco coi rossi) proprio in questo difficile 2020. (altro&hellip...
di LUCIANO PIGNATARO
Fiano di Avellino 2010 di Rocca del Principe: il bianco d'una azienda perfetta, di un'annata perfetta, nel comune perfetto, ma provato dopo dieci anni. Prima o poi bottiglia si doveva stappare e, come capita subito dopo che hai ...
di LUCIANO PIGNATARO
Una verticale 2013-2018 della Falanghina del Sannio doc La Fortezza dimostra un potenziale di invecchiamento che non andrebbe sprecato stappando le bottiglie appena possibile... (altro…)...
di LUCIANO PIGNATARO
In Italia i bianchi invecchiati sono episodi isolati. C'è l'uso quasi esclusivo dell'acciaio. Anche in Campania è raro trovare produttori che usino il legno con i vitigni autoctoni. Quali? Eccoli. (altro…)...
di LUCIANO PIGNATARO
Bechar 2003, bevuto alla cieca: Chardonnay? Bourgogne? Ha dieci, quindici, vent'anni? Ci piace moltissimo e l'esperienza ci porta a indovinare. E l'elenco dei pregiudizi crolla dopo aver scoperto questa bottiglia. (altro&hellip...