Di ROBERTO GIULIANI
Varramista 2016: appena uscito ma già dotato di personalità, questo Syrah 100% inventato trent’anni fa da Federico Staderini per la tenuta degli Agnelli tra Montopoli e Pontedera sorprende proprio come il fascino dei luoghi “invisibili” in cui nasce.

 

La Fattoria Varramista (l’accento va sulla seconda sillaba, non sulla terza) sembra fuori dal mondo: se non vai a visitarla non ti rendi conto di come possa esistere una simile meraviglia a pochi chilometri da Montopoli Val d’Arno e dall’industriale Pontedera, in provincia di Pisa. Non c’è nulla intorno che possa fartene anche sospettare la presenza, in una zona così diversa e tutt’altro che attraente.

Eppure è così: luogo fatato, villa stupenda e alberi secolari, aria pulita, giardino tenuto alla perfezione, fiori e insetti a volontà.

Qui, tempo fa, ebbi modo di partecipare a una splendida verticale con Francesca Frediani, enologa con ruolo aziendale ad ampio spettro, dal marketing all’accoglienza, e Federico Staderini, enologo di fama stratosferica e strameritata, che ha avuto il merito di avere indicato il Syrah come vitigno d’elezione in una terra – questa – le cui caratteristiche non erano affini a molte varietà di vite. Parliamo degli anni ’90, quando Giovanni Alberto Agnelli, figlio di Umberto, decise di utilizzare la villa come residenza stabile e riconvertire i vigneti a una viticoltura sostenibile e di qualità.

Il Varramista, nato come blend di Syrah, Sangiovese e Merlot, dalla vendemmia 2003 – ovvero da quando il vigneto ha raggiunto l’età giusta per non avere più bisogno di supporto – è diventato monovarietale. C’è da aggiungere che questo vino tira fuori il meglio di sé con gli anni e quella verticale lo dimostrò ampiamente.

La 2016 è da poco in commercio, pertanto è solo all’inizio di un lungo cammino, ma ciononostante è in grado di esprimere già una personalità affascinante, regalando profumi di prugne mature, mirtilli, gelsi neri, arricchite da sensazioni di tabacco, pepe, spezie orientali e macchia mediterranea.

Tutti aspetti che ritroviamo all’assaggio, dove la freschezza fa da sostegno fondamentale a un frutto intenso, intarsiato dalle spezie fini, qui il pepe è ancora più evidente, il sorso si dilata e acquista profondità, il filo sapido nel finale decisamente lungo completa un quadro di indubbio valore.

 

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