di ANDREA PETRINI
Dei 7,75 ettari aziendali, meno di due (veri e propri cru) sono destinati all’Alto Adige Valle Isarco Sylvaner Doc Praepositus, protagonista di una verticale delle annate 2006, 2013, 2016 e 2021. La prima delle quali, però, un passo avanti a tutte.
Dell’Abbazia di Novacella e dei suoi vini mi appassionai enormemente già lo scorso anno, quando per la Top 50 di Food & Wine Italia, scrissi la scheda tecnica dell’azienda, annoverata tra le più antiche cantine attive al mondo. Importante monastero agostiniano fondato nel 1142 a Varna, in Valle di Isarco, a poca distanza da Bressanone, ha sempre praticato la viticoltura grazie, ai numerosi vigneti, masi e terreni acquisiti nel corso della sua storia tramite donazioni, lasciti, acquisti e permute.
Oggi l’Abbazia gestisce due aziende agricole.
La prima si trova appunto Novacella, con 6 ettari di vigneti, 12 ettari di frutteti e 0,2 ettari di erbari. Qui si trovano i vigneti più a nord d’Italia, ad altitudini che variano tra i 600 e i 900 metri. Le forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e la presenza di terreni magri, ciottolosi e sabbiosi, morenici di origine glaciale fanno di questa zona il terroir d’elezione per vini bianchi dai finissimi profumi varietali. A Novacella sono coltivati i vitigni a bacca bianca Sylvaner, Müller-Thurgau, Kerner, Grüner Veltliner, Pinot Grigio, Riesling, Gewürztraminer e Sauvignon Blanc.
La seconda azienda agricola è la Tenuta Marklhof, con 22 ettari a vigneto, 13 ettari a frutteto e 24 a bosco distribuiti da Corniano e Bolzano. Tradizionalmente chiamata la “Casa dei vini Rossi”, è situata su un colle a 420 metri s.l.m. , dove vengono coltivate varietà a bacca rossa come Schiava, Pinot Nero e Moscato Rosa. Nella calda conca di Bolzano, invece, a 250 metri di altitudine, i terreni sabbioso-limosi sono culla del Lagrein, tradizionale vitigno autoctono altoatesino.
Tra le varietà coltivate dall’Abbazia, al Sylvaner è riservato senza subbio un posto speciale perchè, come spiega il direttore vendite Werner Waldboth, l’area di Bressanone rappresenta il terreno ideale per consentire all’uva di di sprigionare la sua carica aromatica fruttata e minerale e il suo timbro acido e sapido.
Dei 7,75 ettari di Sylvaner dell’azienda, solo 1,75 (vigneti considerati veri e propri cru) sono destinati però alla selezione dell’Alto Adige Valle Isarco Sylvaner Doc Praepositus, protagonista tempo fa a Roma di una interessante verticale delle annate 2006, 2013, 2016 e 2021, preceduta dalla degustazione dell’Extra Brut Metodo Classico “Perlae”, spumante ottenuto per la prima volta da uve Sylvaner in purezza che in questa prima versione (24 mesi di affinamento sui lieviti) è stato sboccato il 31 Ottobre 2022. Si tratta di uno spumante dal perlage piacevole, dotato di un naso accattivante e al tempo stesso austero, che ricorda i fiori bianchi, gli agrumi e la mandorla verde. Sorso molto sapido, fruttato e con un’onda lunga di freschezza agrumata.
La star della giornata è stato però il Praepositus 2006, un vino strepitoso che, dopo 16 anni dalla vendemmia, conferma le sorprendenti e spesso sottovalutate doti evolutive del Sylvaner.
Questo 2006, ancora integro anche al colore, ha un piglio olfattivo aristocratico e che spazia dalle percezioni di agrumi, mughetto ed erba falciata a morbidi accenni di mela golden, muschio, asparago, zenzero ed acqua salmastra. Il sorso è ancora generoso, vivo, giocato sull’eleganza ma capace di presidiare il palato per molto tempo, grazie a un bell’affondo sapido.
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