di ANDREA PETRINI
La degustazione delle nuove annate della storica cantina bio delle Langhe offre l’opportunità di raccontare anche un po’ della singolare vicenda familiare che ha dato origine all’azienda.

 

Durante gli eventi e quando li si va a trovare in cantina a Barolo, dove l’occhio sconfina tra le meravigliose Langhe, La Morra, i castelli di Grinzane Cavour, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba, Monforte e Novello, fino ad attraversare la pianura e raggiungere le Alpi, Aldo e Milena Vaira, coi figli Giuseppe, Francesca e Isidoro, hanno un mantra che ripetono continuamente.

Questo: “Produciamo Barolo ma non solo, perché amiamo tutti i vini della nostra terra. Crediamo nella bellezza, nel lavoro fatto bene, nella cura dei dettagli, nell’osservazione curiosa e nella creatività che rispetta la tradizione. Siamo un’azienda familiare e artigianale. Ci accompagna una squadra giovane, entusiasta ed appassionata quanto noi. Seguiamo direttamente i nostri vigneti, perché riteniamo che sia alla base della qualità senza compromessi, ma soprattutto perché amiamo questa terra. Tutti i vini che produciamo sono ispirati alla finezza e all’eleganza. Hanno un senso del luogo e parlano dei vigneti, delle varietà e dell’annata di cui sono frutto. Armonia e personalità sono indissolubilmente uniti, così che ogni bottiglia possa essere godibile da giovane e trarre giovamento dall’affinamento.”

Il territorio del resto è testimone di una bellissima storia di famiglia che parte nei primissimi anni ‘70, quando Aldo Vaira costituisce “per procura” l’azienda G.D. Vajra. Il nome unisce l’antico modo di scrivere il cognome di famiglia con le iniziali, a mo’ di ringraziamento, di suo padre Giuseppe Domenico: fu lui infatti a firmare i documenti per l’isituzione dell’impresa, visto che all’epoca il figlio, ancora minorenne, era in una fase “delicata“.

Nel ’68, infatti, il quindicenne Aldo partecipava attivamente alle contestazioni studentesche e il papà, per tenerlo lontano dai guai, pensò bene di spedirlo in campagna dai nonni per fargli trascorrere l’estate in tranquillità.

Ma anzichè una punizione, per Aldo l’esperienza fu un’illuminazione: il tempo passato a contatto con la natura acuì la sua volontà di coltivare un giorno quella terra che già sentiva un po’ sua: “Da bambini – dice – si sogna: chi di fare il medico, chi il falegname…Il mio sogno era di fare l’agricoltore”.

Nel 1971 aderisce a Suolo e Salute, diventando un pioniere dell’agricoltura biologica in Piemonte.

Gli anni successivi, anche grazie all’incontro con Milena, diventano importantissimi per l’identità aziendale: sono infatti dedicati alle selezioni di biotipi, attraverso selezioni massali, di Nebbiolo e Dolcetto, alla scommessa del Freisa, alla coltivazione nel 1985 dei primi ceppi di Riesling Renano mai fatta in Piemonte (“mi sorprendeva che un bianco tedesco e un rosso piemontese potessero, in fondo, quasi cercarsi fino ad assomigliarsi nel trascorrere del tempo”). E poi il Bricco delle Viole, l’azzardo dell’altitudine, una bellissima vigna di Nebbiolo del 1949 che ha insegnato alla famiglia Vaira l’arte della pazienza e ha guidato il loro stile.

Francesca Vaira, oggi volto di G.D. Vajra nel mondo e responsabile dell’accoglienza aziendale, ha presentato tempo fa alla stampa le ultime uscite dei vini di famiglia.

Ecco le mie note di degustazione:

 

Spumante Extra Brut Rosé “N.S. Della Neve”: questo vino, che prende il nome dalla piccola cappella che si trova alle pendici del vigneto, dedicato alla “Nostra Signora della Neve”, è un metodo classico (50% nebbiolo e 50% pinot nero) che la famiglia ha creato in onore di Thomas Jefferson che nel 1797, come ambasciatore in Francia, descrive il nebbiolo come “quasi amabile come il morbido Madeira, secco al palato come il Bordeaux e vivace come lo Champagne”. I Vaira, da innamorati della tipologia, hanno così prodotto questo interessantissimo spumante rosato delicato nei profumi di piccoli frutti rossi ma affilato come una lama di coltello che sprofonda in una mineralità bianca che richiama il terreno calcareo dove sono piantate le viti. Davvero una bella sorpresa!

 

Langhe Doc Riesling “Pétracine” 2021: da vigne piantate nel 1985 piantata da Aldo Vaira a Fossati, nel comune di Barolo, e a Bricco Bertone, nel comune di Sinio, ad un’altitudine tra i 420 e i 480 metri sul mare, nasce questo vino, al momento della degustazione appena imbottigliato, che nonostante la gioventù fa presagire una complessità olfattiva giocata su sensazione di agrumi e fiori di sambuco. Al sorso è teso, sapido, rigoroso ma ancora leggermente contratto nella spinta finale. Ancora un po’ di riposo in cantina e lo vedremo al massimo della forma

 

Dolcetto d’Alba OC “Coste & Fossati” 2020: Aldo Vajra, che ha sempre creduto nelle potenzialità di questo vitigno, in tempi non sospetti si è posto il problema di capire come poteva produrre un Dolcetto che evolvesse nel tempo con freschezza ed intensità. La risposta l’ha data conservando vecchi ceppi di dolcetto nei celebri vigneti di “Coste e Fossati” solitamente dedicati al nebbiolo da Barolo. Il risultato, anche in questa annata, è un vino ricco di frutta rossa, profondo e dotato di eccezionale bevibilità. Ad avercene di Dolcetto così!

 

Langhe DOC Nebbiolo “Claré J.C.” 2020: il vino non è altro che una interpretazione dei giorni dimenticati del nebbiolo, quando veniva gustato nella sua veste più leggera e fresca. La vinificazione segue un vecchio protocollo del 1606 creato G.B. Croce, gioielliere di Casa Savoia, che prevede che il vino venga imbottigliato a fermentazione non del tutto completata in modo da mantenere un una bella energia e vinosità. Il risultato nel bicchiere? Un vino assolutamente goloso, invitante, da bere d’estate leggermente fresco e, a mio parere, adatto per un pubblico giovane al quale cominciare ad insegnare a bere bene.

Langhe DOC Nebbiolo 2020: come ama specificare Francesca, questo è il nebbiolo che i Vaira producono in modo che si possa percepire l’espressione più pura e trasparente di questo vitigno tanto adorato da suo papà. Per raggiungere questo obiettivo la macerazione dell’uva è lunga ed estremamente delicata, per preservare tutta l’innocenza varietale di un vino che sa di rosa, viola, petunia e ciliegia appena matura. Bocca energica e piacevolissima grazie alle giuste proporzioni di tutto. Un grande nebbiolo “base”!

 

Barolo DOCG “Bricco delle Viole” 2018: questo grande nebbiolo in purezza nasce dalla vigna più alta e più vicina alle Alpi del comune di Barolo. Si sviluppa sul versante ovest di Barolo tra i 400 – 480 metri sopra il livello del mare. Il suo nome deriva dalle viole che qui sbocciano ogni primavera grazie alla splendida esposizione a sud. La 2018, ancora giovanissima e in divenire, regala oggi un nebbiolo di elegantissima espressione varietale con un profilo inizialmente balsamico per poi virare sui classici profumi di rosa, violetta, glicine, lampone e leggero sottobosco. Al gusto conquista per sapidità e freschezza, tutto scorre assolutamente lindo, senza increspature, in un finale assolutamente dinamico e saporito.

 

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