A Firenze, con un “priority card” da 7 euro, si entra in Duomo senza fare la fila. Un esperimento già tentato anche altrove. Ma forse per evitare le attese basterebbe un ingresso salato quanto basta a scoraggiare chi, poi, bivacca sulle panchine dei musei, senza neppure guardare le opere.

Visto che il tempo è denaro (e col caldo che fa, passarlo all’aperto sotto il sole è pure tanta salute perduta), facciamoci due conti. Con sette euro, meno di quanto prende per un’ora di lavoro al nero una colf filippina, mi compro la ”priority card” e salto la coda per entrare da turista nel Duomo di Firenze. Ne vale la pena? Considerato il fattore ambientale e che l’attesa è minimo di mezz’ora, non c’è dubbio: è un affarone.
La priority card è un lasciapassare, da comprare in biglietteria, che dà diritto all’acquirente ad accedere direttamente al monumento, con buona pace di chi è lì in fila ad aspettare il proprio turno.
Tutto regolare, è una cosa autorizzata.
Dunque l’hanno pensata giusta quelli della Keyfast, società milanese specializzata in “trovate” anticoda. I quali, lo riferisce (qui) il Giornale online, l’inverno scorso si erano già distinti con un’altra brillante idea: la solita card, ma messa in vendita a 15 euro, per evitare sprechi di tempo agli impianti di risalita dei più importanti comprensori alpini.
Semplice e, in fondo, economico. Per ora, assicurano, si tratta di un semplice esperimento.
Ok. Ma, a parte chiedersi che succederà quando tutti troveranno conveniente l’acquisto della priorità, col rischio di trovarsi in fila ad acquistare il pass per saltare una coda che non c’è più (o è semplicemente lunga proprio come quella dei comuni mortali), viene spontanea una domanda.
Vada per skilift e seggiovie, luna park e attrazioni varie, nonché per monumenti a ingresso gratuito come appunto il Duomo di Firenze.
Ma per evitare assembramenti agli ingressi ed anche tutto ciò che un’esagerata pressione umana comporta in un museo o in un edificio storico (controlli, custodia, climatizzazione, pulizie, rischi, usura, servizi, etc) non sarebbe molto più semplice aumentare consistentemente il prezzo del biglietto, così che alla fine decida di entrare solo chi è davvero motivato e gli altri si accomodino invece nella più vicina pizzeria a taglio?
Tanto, chi finora entra gratis o a prezzo simbolico, oltre a fare code mostruose e a visitare i luoghi tra mille disagi, i soldi risparmiati sul biglietto li dilapida subito dopo in bibite, rinfreschi e paccottiglia a prezzi di rapina.
Quindi, perchè non incentivare con alti costi ma ottimi servizi chi è interessato, rinunciando alla logica pseudodemocratica dei grandi numeri e del tutto accessibile a tutti?
Del resto, se il turista medio non batte ciglio per uno spaghetto scotto e un bicchiere di rosso andante con vista Ponte Vecchio a 60 euro, potrebbe ben pagarne 30 per entrare agli Uffizi e goderseli in santa pace.
O no?