Perchè le misure contano. Eccome se contano. Nella grande autosodomizzazione collettiva del nuovo accordo dei giornalisti, ad esempio. Dove si cerca di far credere che il punto non sia la penetrazione, ma i centimetri della medesima.

C’è chi si arrabbierà, ma pazienza. E chi invocherà, indignato, la mancanza di rispetto verso chi si è sbattuto (non richiesto, in quanto privo di mandato, ndr) per il prossimo.
Sono però di una comicità tanto involontaria quanto irresistibile i commenti che, intrisi di equilibrismi da circo dialettico, si leggono a proposito dell’ultima, disperata impresa degli scalatori di specchi federali: convincere il popolo bue che il nuovo ccnl dei giornalisti è “magari non perfetto, ma buono“.
Ometto di ripetere dettagli già arcinoti, limitandomi a dire che, casomai, l’unico “risultato” ottenuto è di aver fissato per contratto compensi minimi che prima lo erano solo per ricatto. Questione di rime e di punti di vista.
Dunque, della riunione dei CdR tenutasi ieri a Roma (resoconto completo qui) si apprende questo: “Il contratto passa di misura (30 a 26), ma il metodo Siddi e’ bocciato (33 a 26)“. Traduzione: intanto i delegati approvano lo scempio e poi, solo poi, ne contestano il modo.
Equilibrismo magnifico. Cerchiobottismo cristallino. Quadratura del cerchio: si è salvato il segretario, si è approvato il contratto, si è creato un precedente, si è fatto esercizio di sano strabismo e si è spruzzato il tutto di inutile indignazione postuma, tanto per ostentarsi frementi sui punti sensibili.
Segue scrupolosa contabilità dei voti (secondo loro le dimensioni contano), tendente a dimostrare che si è trattato di un “sì” ma risicatissimo (30 a 26), legato a procedure irrituali e affiancato da un temibile voto di bocciatura (33 sì, 26 no e 3 astensioni: oibò!) che “stigmatizza e condanna il modo in cui è stata condotta la trattativa contrattuale“.
Che paura deve aver avuto Siddi, mentre tremavano le pareti di Villa Carpegna, sentendosi accusare di aver creato un “vulnus inaccettabile alla democrazia interna della Fnsi“.
Più interessanti invece, sempre in tema di misure, le notizie sui numeri in ballo e la formazione dei vari consensi. Ad esempio, “alla Conferenza dei Cdr hanno preso parte poco più di 70 colleghi su 1.035 membri di Cdr e fiduciari aventi diritto al voto”, del resto “siamo in piena estate (sic!) e i vertici sindacali avevano spiegato in lungo e in largo che il voto era solo politico perché il contratto è già in vigore (risic!)“. E ancora: “i vertici sindacali tengono in consiglio nazionale (49 contro 19) dove l’apparato sindacale ha un peso rilevante, meno in Commissione contratto dove ci sono i rappresentanti dei Cdr (21 si’, 12 no e 6 astensioni, ma irritualmente hanno fatto votare anche i membri della giunta esecutiva) e rischiano di andare sotto, anzi in parte ci vanno, quando a votare sono solo i membri dei Cdr, giornalisti che lavorano tutti i giorni. Chissà che succederebbe se votassero tutti i giornalisti, compresi i freelance e i finti autonomi“.
Ecco, appunto: se li facessero votare e fosse dato loro il peso che hanno, forse i vertici andrebbero sotto del tutto. Senza neppure il bisogno di chiamare i carabinieri.
Infatti non li fanno votare.