Come sempre succede, qualcuno si è svegliato o è stato informato tardi. Oppure sono io che avevo troppo confidato nella diffusione “virale” della notizia. Fattostà che mi stanno chiedendo di riaprire i termini per la sottoscrizione. Anche se…

Non avendo alcuna natura legale, bensì solo volontaria e ricognitiva, nulla in realtà osterebbe nel prorogare i termini per la chiusura del censimento dei giornalisti freelance (info, istruzioni, notizie qui e qui) attivi in Italia che ho aperto il 1 febbraio scorso. E a cui, alla scadenza del 31/3, avevano aderito appena una sessantina di colleghi.
Molto pochi, in assoluto, come tanti hanno (giustamente) osservato.
Solo che il mondo dei freelance è fatto, oltre che da parecchissimi sedicenti e da altrettanti maldicenti e malfidati, anche da individualisti nati, solitari, pigri, distratti, disillusi, lenti e così via.
E allora prima arriva un’email, poi un’altra, poi una telefonata, poi un’altra.
Il primo si scusa, il secondo chiede una proroga, un altro si “informa” come se la scadenza fosse tra sei mesi. Il quarto cade dal pero. Il quinto si risente perchè non l’ho avvertito (!).
Insomma, nel momento in cui scrivo sono sette i messaggi che, in vario tono o misura, mi chiedono di derogare o di riaprire i termini, o di allargare il giro degli interpellati.
Boh, magari uno gli viene incontro e loro si dissolvono di nuovo.
Del resto, come noto, il censimento serve a guardarsi in faccia e a contarsi tra quelli che non si nascondono: alla fine, essere tanti o pochi è irrilevante.
Allora annuncio ufficialmente che concedo una proroga a me stesso per decidere il da farsi.
Diciamo quarantottore?
Bene.
Se nel frattempo almeno una decina di coloro che si dicono ancora interessati si fanno concretamente vivi (cioè mandano l ‘adesione), scatta la proroga fino alla fine di aprile.
Sennò, nisba e si tirano le conclusioni.
I ritardatari sono avvertiti.
E grazie intanto a tutti quelli che hanno risposto in tempo!