Catastrofismo gratuito o ottusa cecità davanti all’evidenza? Secondo il celebre scienziato australiano la sovrappopolazione e il consumo incontrollato delle risorse ci porteranno all’estinzione entro un secolo, vittime di un sistema perverso e ormai irreversibile. L’umanità di fronte a un dilemma complesso che richiederebbe una comprensione profonda.

Gli scienziati la chiamano Antropocene: l’era geologica, cioè, in cui sono le attività umane a provocare i principali mutamenti climatici. E’ l’era in corso, iniziata convenzionalmente con il terzo millennio. L’era che potrebbe segnare, nel volgere di soli 100 anni, la fine della razza umana.
Non lo dico io, ovviamente, ma il microbiologo australiano Frank Fenner (vedi qui), una delle più brillanti menti di scienza del pianeta. E le cause dell’estinzione saranno le più banali, quelle che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, ma che facciamo finta di non vedere o a cui non sappiamo, a volte non vogliamo porre un rimedio. Nessuna cometa o asteroide o pestilenza misteriosa, solo l’inarrestabile sovrappopolazione e i consumi fuori controllo delle risorse.
D’istinto non appartengo al partito dei catastrofisti a priori, ma la sensazione è che i rischi vagheggiati dall’anziano studioso siano reali. Se non nei tempi, nella tendenza.
Non c’è bisogno di molto per accorgersi che la china intrapresa è suicida, complice la sconcertante cecità con la quale chiunque – al tempo stesso un po’ vittima e un po’ carnefice – agisce quotidianamente. Come la massaia che nasconde lo sporco sotto il tappeto, la società crede di rimuovere i problemi ignorandoli, concentrando la propria attenzione sulle questioni di breve periodo, tracotantemente illusa della superiorità del potere proprio e di quello di una scienza che non conosce, di una tecnologia che non sa utilizzare, di un benessere materiale percepito solo come strumento edonistico. Un catastrofico delirio di onnipotenza, insomma. Una forma di isteria, di scriteriato ottimismo collettivo. Come quelli che sul Titanic continuano a ballare mentre la nave affonda.
Le questioni sono enormi e investono fattori etici di delicatissima valutazione. Ma davvero l’umanità sembra trasformatasi in una metastasi di se stessa, in una degenerazione. Una degenerazione nello sviluppo della quale la scomparsa dei valori e il sopravvento dell’idea materialista paiono aver avuto un ruolo determinante.