Continua il ping pong sull’ipotesi di una “conferenza sul lavoro autonomo” tra il sottoscritto e il coordinatore della Clan, Maurizio Bekar. Che mi dà ragione, ma sostiene che non ci sia altro spazio al di fuori della Federazione. Vero: un non-luogo è il posto ideale per una categoria defunta.

 

Come pensavo, e in fondo speravo, il sasso che ho lanciato giorni fa nella piccionaia imbiancata dell’Fnsi, settore lavoro autonomo, ha prodotto qualche effetto.
Chiamato bonariamente in causa come coordinatore della CLAN, il mio amico Maurizio Bekar ha risposto con il consueto garbo, sebbene preceduto dal previsto sciame di commenti più o meno piccati delle vestali del sindacato che, stavolta, si spera almeno siano il frutto dell’ingenuità e non della malizia tante volte promanata da quelle velate stanze.
Per riassumere in estrema sintesi, avevo inizialmente replicato (per l’intero leggere qui) all’appello al dibattito sulla questione dei freelance lanciato tempo prima (qui) da Bekar, facendo presente che, nelle more di un equo compenso in alto mare, un contratto in stand by e una riforma dell’OdG dispersa tra i flutti parlamentari, la categoria era intanto morta affogata. Altro che dibattito, quindi: ci voleva il funerale!
Maurizio ha ribattuto qui.
Lasciandomi, lo ammetto, spiazzato: mi ha infatti dato ragione, riconoscendo l’enorme e colpevole (secondo me incolmabile) ritardo con cui l’Fnsi ha preso coscienza della questione e come, per questo ancora, brancoli nella semioscurità.
Pilucco qua e là: “non esiste ancora nell’Fnsi una linea univoca ed articolata sul lavoro non dipendente“, “al Congresso Fnsi del 2015  fu approvato di svolgere ‘entro giugno‘ una Conferenza organizzativa ‘per elaborare una piattaforma operativa aggiornata sul tema’. Solo che la Clan… fu insediata appena in giugno …tanto che fu la stessa Clan a chiedere di rinviare la data inizialmente fissata (novembre 2015), per prepararla più adeguatamente… Ma, una volta rinviata, e preparati dalla Clan i documenti, non è più stata fissata una nuova data né si è mai avviato il confronto preparatorio“. E conclude: “i problemi dei non dipendenti sono sempre lì sul tappeto, e oramai puzzano anche un po’. La Clan ha fatto ciò che doveva e poteva fare. Ma è evidente che ora è necessario far uscire il tema del lavoro autonomo/non dipendente dalle “varie ed eventuali” dell’agenda culturale e sindacale, punto nel quale è (nuovamente) scivolato“.
Appunto.
Immaginate infatti un pronto soccorso dove arriva un ferito in codice rosso e quelli si accapigliano prima in questioni di calendarizzazione delle cure, poi nella stesura di un protocollo medico, quindi nella procedura per l’utilizzo degli strumenti chirurgici. Qualcuno dirà (giustamente, dal suo punto di vista): “E’ il regolamento“. Già, ma intanto il paziente muore. E la parola passa dall’asl alle onoranze funebri.
E’ esattamente quello che è successo con i freelance.
Continuando nel suo discorso, Bekar va anche oltre. Dapprima attribuendo le critiche all’Fnsi a una mia preconcetta avversione nei confronti del sindacato, cosa senza dubbio vera ma tutt’altro che preconcetta, anzi ben giustificata dai danni che la pluridecennale sinecura della Federazione ha inferto ai liberi professionisti e alla categoria intera. E poi prestandomi una convinzione che fu effettivamente mia ed oggi non è più: quella della necessità di fondare un altro sindacato. Non ho infatti cambiato idea, ma essendo defunta la species dei freelance non si vede oggi a che servirebbe un sindacato nuovo a servizio di una categoria trapassata.
Scrive infatti, giustamente, Bekar: “Ritengo che non esistano spazi reali (innanzitutto di forza organizzativa ed economica) per costituire un altro sindacato fuori dalla Fnsi…mentre ai tavoli per trattare con Governo ed editori continuerebbe ad andarci solo ‘l’organizzazione sindacale più rappresentativa‘, cioè l’Fnsi“.
Di nuovo: appunto.
Chiedo però: “più rappresentativa” di che o di chi? I liberi professionisti praticamente non esistono più e, quando esistevano, per le ragioni già dette non erano iscritti al sindacato. La Federazione, cioè il sindacato sedicente “unico e unitario”, raccoglie appena il 20% dei giornalisti italiani. Gli altri, quindi, chi li rappresenta?
Ne consegue che suona pleonastica anche quest’affermazione: “Non voglio che gli autonomi facciano da soprammobile – dentro o fuori l’Fnsi – ma che siano in grado di influire, e possibilmente decidere, lì ove si decide. E quel luogo è oggi solo l’Fnsi“. Insomma, un non-luogo per una categoria non più esistente.
A che serve, allora, o a che si deve, oggi, un appello al dibattito sui cosiddetti “autonomi”?
Il sospetto è che dietro la chiamata alla gran massa di sbandati della professione si celi una banale campagna di reclutamento o, per dirla tutta, una campagna acquisti orchestrata dai furbastri di Corso Vittorio. Di cui, come è già accaduto in passato, la buona fede dei colleghi della Clan rischia di farsi inconsapevolmente complice.
Le solite manfrine dietro la tremula tendina.