DH at Palleva's house. Foto di L.Borselli.

Il nuovo corso del Crete Senesi Random Rock Festival (qui) ha preso la via degli house concert: eventi privati, in case private. Nessun lucro, neanche eventuale: si dividono le spese tra i presenti. Ma per una sera ti senti come il Re Sole: a mezzo metro dai grandi.

Soundtrack: “Billboard on the moon“.

Chi dei lettori di questo blog conosce il festival, non ha bisogno di ulteriori spiegazioni.
Chi non lo conosce, basta che visiti il sito dedicato per comprenderne lo spirito.
La sintesi è questa: un gruppo di appassionati che si tassa per offrire a se stessi e agli amici i concerti di pochi, raffinati artisti cult. Tutto in casa propria, poche decine di persone. Niente biglietti, niente lucro (anzi, di solito è un bagno di sangue finanziario, ma non importa).
Vuoi mettere, però?
Una festa in famiglia, solo che al posto del giradischi c’è un musicista vero. Dei più grandi. Dirk Hamilton, chitarra e voce, quindici album alle spalle, una sensibilità trasversale che spazia dal songwriting al soul, un navigatore di lungo corso della vita e del music biz, un talento cristallino. Perfino troppo.
L’altra sera c’era chi sapeva cosa aspettarsi e chi no. I secondi sono rimasti senza parole.
Nel mezzo una lunga chiacchierata sulla musica, le illusioni e le disillusioni, l’area grigia tra i mestieranti e gli artisti, la miopia del sistema, la crisi dell’industria, la Gibson acustica portata a spalla, la differenza tra la sequence di un album e delle canzoni scaricate a casaccio dalla rete, l’eccitazione della padrona di casa, l’amplificazione montata a occhio (grazie Simone per l’intervento risolutivo), il dodicenne Duccio gratificato di parole che avrebbero commosso me quando avevo il doppio della sua età, il cinquantesimo compleanno di Bonzo nel giorno del cinquantenario del primo concerto dei Rolling Stones al Marquee di Londra: 12 luglio 1962. Il giorno dopo il trentennale del Mundial spagnolo.
Se le coincidenze hanno un senso, questa ne è la prova.
Tutto finito? No.
Tra qualche giorno tocca ancora a Willie Nile. A ottobre, forse, a Jason McNiff. E poi chissà.

“Billboard on the moon”.

Steel pipes sing for the rainbirds’ dance
and nobody’s there but me
To stand alone by the grey pay phone
and hear the symphony
Diamond drops shoot through the air
with each whirring pass
and leap for the lawn that’ll soon be gone
Replaced by glued-in grass
Take a walk real late at night
When everybody is asleep
Can you see how sad it is?
Can you see how bad it is?
Signs look silly when nobody reads ‘em
Traffic lights change and nobody’s
there to see ‘em
Put a billboard on the moon
I’ll be there soon
Streetlights line the streets and shine
A purple eerie noon
for the criminals and the cops
who always gotta stop
and ask ya ‘bout what you’re doin’
Ya float somewhere above your hat
Tied like a balloon
Ya see your reflection
and ya just gotta laugh
Ya know that isn’t you
Take a walk real late at night
When everybody is asleep
Can you see how sad it is?
Can you see how bad it is?
Signs look silly when nobody reads ‘em
Traffic lights change and nobody’s
there to see ‘em
Put a billboard on the moon
I’ll be there soon
I know a painter who paints in blood
In an empty room
He’ll soon be dead from the colors
that he’s bled
To paint a billboard for the moon
Take a walk real late at night
When everybody is asleep
Can you see how sad it is?
Can you see how bad it is?
Signs look silly when nobody reads ‘em
Traffic lights change and nobody’s
there to see ‘em
Put a billboard on the moon
I’ll be there soon.