Il mai abbastanza apprezzato musicista inglese ha inaugurato giovedì a Ferrara la sua minitournee italiana. Sul palco di un teatro-bomboniera GP è salito accompagnato soltanto dalle sue chitarre, pescando canzoni perfino dai Temptations.
Caro Graham,
ti avevo lasciato ingrigito e incupito una ventina di anni fa, sul palco della periferia pisana. Abrasivo come sempre ma scontroso più del previsto e anche allora armato della sola chitarra. Fu un concerto denso, in penombra, come probabilmente il tuo umore dell’epoca. Crepuscolare e livido. Erano i tempi di Struck by Lightning e di Burning Questions.
Ti ho ritrovato decisamente canuto, ma assai più sereno. Con un’inedita (per me) verve da intrattenitore. Sorridente e beffardo, divertito e a tratti eccitato perfino. La voce intatta nonostante le ormai oltre sessanta primavere. E su quel palco luminoso, sobrio, in un teatro bomboniera da 200 persone, praticamente in bocca al bellissimo duomo di Ferrara,ci hai mostrato un volto diverso.
Della dimensione di musicista da club, acquisita negli ultimi anni grazie alle lunghe frequentazioni americane, avevo saputo. E a NY ti avevo mancato per un pelo, tempo fa.
Avevo pure vagheggiato di portarti in Italia al nostro Crete Senesi Random Rock Festival, ma gli eterni problemi di budget ce lo avevano sconsigliato.
E quindi ieri, traboccanti di lambrusco e di salama da sugo, eccoci tutti al tuo show. Onore al merito del Roots Music Club, di Paride Guidetti e della Barley Arts.
Questa lettera è per dirti grazie.
Grazie per lo spettacolo, innanzitutto. Gran concerto. Limpido. Asciutto. Con una carrellata di canzoni da far sobbalzare. Ventidue in tutto, prese a manciate dal remotissimo (e amatissimo) Howlin’ Wind, dal prediletto Heat Treatment (è del 1976 ed è per merito suo – e del qui più volte citato amico Bonzo che lo comprò a Londra, prestandomelo – che mi sono avvicinato alla tua musica), dallo sfolgorante Squeezin’ out Sparks e dal classico The up Escalator, da Steady Nerves, da The Real Macaw, da Mona Lisa’s Sister. E poi le cover dei Trammps e di Stevie Ray Vaughan, o Don’t let it break you down sfumata in Here comes the sun. Insomma abbiamo goduto.
Ma credo che un ringraziamento ti sia dovuto anche per altro.
Ad esempio per continuare ad appartenere a quella rarefatta ma ben nutrita schiera di musicisti, non necessariamente legati a una generazione anagrafica o a una stagione musicale specifica, che grazie al cielo rimangono a dimostrare la sopravvivenza di una musica “adulta“. Dove adulta non sta per vietato ai minori, ma indica una forma d’arte popolare, d’uso quotidiano, in cui profondità d’esecuzione e sensibilità d’ispirazione rimangono elementi centrali e durevoli, impermeabile alla coppale dei generi e alla pialla del conformismo, quindi per fortuna immuni dalla deriva omologatoria da bubble gum, che, dopo aver ucciso sul nascere le prospettive di tanti artisti dotati, ha travolto il proprio stesso mercato.
E siccome la tua tortuosa carriera è un paradigma dell’evoluzione della musica adulta degli ultimi quarant’anni,
eccoti questo doveroso omaggio.
Ti rimprovero un’unica ombra: non aver inserito Temporary Beauty nella scaletta (vedi sotto) del tuo concerto.
Ma cercherò di perdonarti.
Scaletta del concerto del 10/10/13, Ferrara, Sala Estense.
[Mi scuserete per i titoli indicati con “?”: sono i pezzi presi dal nuovo album Three Chords Good, che le poste non mi hanno ancora consegnato].
1. ?
2. ?
3. Between you and me
4. ?
5. Can’t get love for granted
6. Stop crying about the rain
7. Pride and joy (Stevie Ray Vaughan)
8. Problem child
9. Life gets better
10. Waiting for the ufos
11. Lady doctor
12.) Devil’s sidewalk
13. Love gets you twisted
14. Da steady nerves
15. When you do that to me
16. Howlin’ wind
17. Don’t let it break you down + Here comes the sun
18. Last stop is nowhere
19. Heat treatment
20. Hold back the night (Trammps)
21. White honey
22. Don’t ask me questions