Durissima presa di posizione del sindacato dei giornalisti che, scoperta l’esistenza di abusi verso gli associati (ma va?), s’indigna e minaccia di chiamare i carabinieri. “Offrendosi” di tutelare i danneggiati. E noi che pensavamo che il suo compito fosse sempre stato questo…
Certo, è davvero tutto relativo.
Prendiamo gli aggettivi. “Oscuro”, ad esempio. Che vuol dire “oscuro”? Indica qualcosa di molto buio, di prossimo quasi al nero? Oppure qualcosa di poco illuminato, ma i cui contorni sono comunque visibili, sebbene poco chiari? Qual è il confine tra il buio e l’oscurità? O magari con oscuro si individua anche qualsiasi cosa non sia proprio luminosissima, ma chiara quanto basta per essere almeno osservabile?
Risposta: è una questione soggettiva. La soglia dell’oscuro varia da persona a persona, da soggetto a soggetto.
Non può che spiegarsi così l’enfatica dichiarazione con cui, giorni fa, l’Fnsi ha annunciato di aver smascherato, con l’inesorabilità che la contraddistingue, l’esistenza di un fenomeno definito appunto “oscuro”. Quando invece è da sempre sotto l’occhio, più o meno miope, di tutti.
Evidente, lampante quindi. Ma per loro è “oscuro”. Anzi, non solo oscuro. Grave, perfino. Tanto da essere meritevole di una denuncia ai Carabinieri. Addirittura caldo, aggiungerei allora. Come l’acqua calda, ad esempio. Una scoperta copernicana, insomma. Una novità assoluta.
Eccola in tutta la sua nudità e crudezza: Roma, 13 maggio 2011. «Fare i giornali senza giornalisti, o mancando di rispettare nei loro confronti gli obblighi sociali e retributivi, non è proprio possibile. C’è chi lo fa, proponendo avventure, soprattutto a giovani attratti dal piacere di una professione che mantiene il suo fascino»: è quanto afferma la Fnsi in una nota spiegando che «non lascerà nulla di intentato per stroncare, con ogni mezzo, operazioni al limite, o al di fuori, della legalità». Secondo la Federazione della stampa «sta rischiando di delinearsi un fenomeno oscuro e grave sul quale il sindacato non potrà fare a meno di chiedere l’intervento del Comando dei carabinieri per la tutela del lavoro». La Fnsi annuncia di avere avviato un monitoraggio, attraverso i propri organismi territoriali, per «portare alla luce i casi più gravi di irregolarità, offrendo ai colleghi – spesso costretti in condizioni di debolezza e paura – di far conoscere al sindacato le situazioni di abuso, garantendo loro il massimo di tutela e riservatezza». «I casi più gravi saranno, nelle forme più opportune, denunciate ai carabinieri per la tutela del lavoro, ai quali la Federazione della Stampa ha deciso di ricorrere ogni qualvolta emergeranno comportamenti che si palesino come gravi reati da verificare con indagini anche di carattere penale. Proprio in questi giorni la Fnsi sta valutando alcune segnalazioni raccolte da incredibili annunci di offerte di lavoro giornalistico, senza compenso, in cambio di certificazioni per il rilascio di ‘tesserinì da giornalista pubblicista o di ‘fantastiche’ occasioni di arricchimento del curriculum individuale professionale». (Adnkronos).
Insomma, avete capito. Dopo che la credibilità della categoria è crollata proprio per il costante annacquamento e la mancanza di professionalità, dopo che da sempre i liberi professionisti sono considerati dei “non soggetti” dal sindacato, dopo che praticamente tutti, tranne i masochisti, hanno dovuto “smettere” per prosciugamento prima dei già magri guadagni e poi della committenza tout court, dopo che è stata consentita la nascita e l’esplosione del “giornalistificio” che ha portato all’inflazione dei “tesserinati” (con conseguente perdita del già minimo potere contrattuale verso gli editori), dopo che per tre contratti consecutivi la “questione freelance” è stata prima pompata in congresso per ottenere consensi e poi ignorata in sede di trattativa, dopo che da lustri si continuano a confondere il precariato con la libera professione, gli abusivi con gli stagisti, i dilettanti con i professionisti, il volontariato con lo sfruttamento, dopo che da sempre migliaia di voci nel deserto segnalano, inascoltate o (peggio) incomprese, casi di abuso e di inganno, insomma dopo tutto questo, come se ne esce l’ineffabile Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il sedicente sindacato “unico” dei giornalisti italiani?
Così (vale la pena di riepilogare onde sottolinearne l’involontaria comicità):
1) Fare i giornali senza giornalisti, o mancando di rispettare nei loro confronti gli obblighi sociali e retributivi, non è proprio possibile (hahaha…e finora che è successo? Voi dov’eravate?)
2) L’Fnsi non lascerà nulla di intentato per stroncare operazioni al limite della legalità (mi sto scompisciando: finora si è mai “intentato”? Dove? Quando? E con quali mezzi? Ma per favore…).
3) Sta rischiando di delinearsi un fenomeno oscuro e grave sul quale l’Fnsi non potrà fare a meno di chiedere l’intervento dei carabinieri (oscuro? Questa, poi. Ma quando mai? Lo scandalo è da sempre alla luce del sole, nella totale indifferenza dell’Fnsi, nonostante le migliaia di denunce).
4) L’Fnsi ha avviato un monitoraggio (addirittura!) per portare alla luce i casi di irregolarità, offrendo ai colleghi la possibilità di far conoscere al sindacato le situazioni di abuso (far conoscere? Ma se lo sanno da secoli e se ne sono sempre fregati. E osano parlare di “tutela”? Quella che avrebbero dovuto garantire loro?).
5) La Fnsi sta valutando alcune incredibili offerte di lavoro giornalistico, senza compenso, in cambio di certificazioni per il rilascio di ‘tesserini’ da pubblicista (che scoperta! Il fenomeno esiste da anni, ma i sindacalisti forse erano in missione su Marte).
Ora, per dirla alla partenopea, chiammàteme nu chiàveco, chiammàteme fetente, ma ribellarsi a questa presa in giro è un dovere sociale. Non c’entrano il livore che mi accusano di nutrire verso l’Fnsi (livore sì, ma motivatissimo e non certo gratuito), la vis polemica, il bastiancontrarismo.
Mi rivolgo a tutti, ma proprio tutti i colleghi, con l’eccezione forse di quel pugno di anziani privilegiati con una poltrona di ferro sotto il sedere e per i quali, tra mille strombazzature, il contratto di categoria viene firmato, e vi chiedo: quousque tandem abutentur patientiae nostrae? Della mia, non abuseranno più: ho già dato.