Per il giornalismo italiano la crisi da coronavirus sta rivelandosi, sotto il profilo professionale, una dolorosa ma salutare opportunità di crescita. E, per l’opinione pubblica, un’occasione per rimettere a fuoco il senso dell’informazione.
Al netto degli sconquassi d’ogni tipo che va provocando – e superata, con buona pace dei coglioni che la sostenevano, la sciocca fase in cui era “tutta colpa dei giornalisti“, della loro fame di scoop, di click e di allarmismo – per il mondo dell’informazione la crisi da coronavirus sarà utile sotto almeno due punti di vista.
Da un lato servirà a tutti i giornalisti, e soprattutto a quelli con meno esperienza, o meno avvezzi a confrontarsi con questioni delicate, con pericoli (anche fisici) reali, con la necessità di fare scelte rapide, per farla, questa benedetta e così indispensabile esperienza. E capire che significa trovarsi davvero in prima linea, assumersi delle vere responsabilità, respirare l’aria acre e tutt’altro che salubre (come certa mistica della professione fa illudere che sia) della cronaca sul campo.
Un presa di coscienza dolorosa ma formativa, in un’epoca in cui da troppo tempo questo lavoro ha smarrito il suo lato pratico, la sua necessaria trasversalità, il bisogno di sapersi districare in ogni circostanza senza il paravento dei settori, delle iperspecializzazioni, dei compartimenti stagni, della cautela usata come scudo e non come stumento di lavoro.
Dall’altro servirà all’opinione pubblica per capire quanto l’informazione stessa sia una risorsa indispensabile, ma difficilissima da gestire sia sotto il profilo della produzione, sia sotto quello della fruizione delle notizie. E per rendersi conto di come un’informazione sbagliata, o letta in modo errato, possa comportare conseguenze gravissime e su vasta scala. Per realizzare, anche, quanto la dimensione individuale e quella collettiva della notizia possano convergere.
Insomma credo che dalla bufera pandemica il giornalismo italiano uscirà globalmente migliore di come è entrato. Il che significa professionalmente cresciuto e, perchè no, anche ripulito da tante mezze figure che da tempo avrebbero dovuto dedicarsi ad altro.