di URANO CUPISTI
Inverno 1999: per le ferie è meglio Babbo Natale in shorts, un’aurora boreale finta o fare due viaggi? E due viaggi furono. Questa è il primo: la Finlandia d’estate (e di allora).
Le ambasce cominciarono mentre ero ancora curvo sui depliant. “Numerose sono le ragioni per innamorarsi della Finlandia”, diceva lo slogan.
Ma meglio in estate o in inverno? Era il gennaio del 1999, così cominciai a documentarmi in vista della bella stagione: Helsinki, Tampere, i mille Laghi, Rovaniemi, i Sami, l’Aurora Boreale, le Renne, Babbo Natale. Perchè no, mi dissi guardandomi allo specchio: sarebbe un viaggio all’antica, da raccontare ai nipotini…
Poi però mi vennero in mente le immagini dei Sami in maniche corte e infradito, delle renne che tirano slitte con le ruote, di Babbo Natale in tenuta estiva e senza barba. Scorsi le foto del Santa Park, parco a tema in una grotta con l’aria condizionata per ricreare anche col solleone un’atmosfera natalizia, “immerso in una luce rossa e dal profumo del Natale mescolato a quello dei biscotti, vista e olfatto appagati insieme a simpatici elfi che ti invitano ad entrare nel loro magico mondo”.
E poi in estate, mi chiesi, con l’Aurora Boreale come la mettiamo? Appresi presto che a Rovaniemi avrei potuto chiudermi in un’apposita sala del Museo Arktikum per rivivere artificialmente quella magia. Ed ebbi i brividi.
Infine presi la decisione più logica: avrei fatto un viaggio il luglio e uno a dicembre, dedicando a ogni stagione l’attenzione che meritava.
Helsinki mi accolse così in una luminosa giornata di luglio. Uno di quei giorni lunghi che solo il fascino nordico sa dare.
La città non corrispondeva allo stereotipo delle classiche città nordiche, grigie e anonime. C’era un un sacco di gente che stava all’aria aperta e ci rimaneva fino all’autunno. Quando poi il freddo si faceva pungente e le giornate si riducevano, andava nei bistrot, i musei, le saune pubbliche. Scoprii che i finlandesi amano l’aggregazione, il dialogo e la birra!
Mi colpirono la cattedrale protestante, con le cupole verdi che domina il profilo di Helsinki e ne è il simbolo distintivo, i mercati, la Piazza del Senato con gli edifici in stile neoclassico, Suomenlinna, la fortezza sul mare, “castello della Finlandia”, raggiungibile col traghetto, la Chiesa nella Roccia e la Cappella del Silenzio. La cattedrale ortodossa Uspenski, le saune, i quartieri cittadini come il Kallio, il più alternativo, dove convivevano artisti, operai, ubriaconi e artigiani in un’atmosfera molto tollerante.
Il secondo giorno ero seduto in uno dei tanti localini intorno al mercato centrale quando agenti di polizia in borghese lasciar cadere qua e là, volutamente, portamonete e portafogli. Due giovani seduti accanto a me si alzarono, li raccolsero, andarono da un poliziotto in divisa e glielo porsero. Mi dissero che erano test sull’onestà dei cittadini.
Il terzo giorno mi trovai al porto ad osservare l’arrivo dei traghetti colmi di lavoratori transfrontalieri provenienti dalla dirimpettaia Tallin, la capitale dell’Estonia. Parlano lingue simili, dello stesso gruppo ugro-finnico. Antichi legami che uniscono i due popoli.
Altra cosa che mi colpì fu il caffè, di cui i finlandesi sono i massimi consumatori al mondo.
Da Helsinki raggiunsi Turku, città di circa 200.000 abitanti nella Finlandia sud-occidentale, affacciata su un dedalo di isole del Golfo di Botnia, che guardano la Svezia. Turku la città più antica della Finlandia e la sua prima capitale. E’ lì in museo dedicato a Sibelius, simbolo dell’identità musicale finlandese. Che però non era nativo di Turku ma bensì di Hämeenlinna, cittadina un po’ distante, nell’interno. Dovevo raggiungerla per visitare i luoghi della sua infanzia – una casa di legno, semplice, umile, nella foresta – e capire da dove fosse nata l’ispirazione per la lenta melodia (è terza parte di Finlandia) in seguito divenuta molto famosa come Finlandia-hymni.
Durante il tragitto, inevitabile stop over al parco tematico dei famosi Moomins, nella città costiera di Naantali.
A dire la verità, se non avessi chiesto alla commessa di un chiosco di souvenir a Turku cosa ci facesse il pupazzo di un piccolo ippopotamo in mezzo a renne ed elfi, poi avrei saltato quella parte del viaggio, dedicata ai bambini. I Moomins sono personaggi della fantasia creati dalla scrittrice finlandese Tove Jansson.
La commessa mi fece vedere libri illustrati tradotti in circa 40 lingue, i fumetti a tema e i DVD di cartoon. A Moominworld del resto non ci sono montagne russe tipo Disneyland, ma i personaggi delle storie dei Moomin con cui interagire. Passai una divertente mattinata senza capire niente (il finlandese è proprio impossibile),ma i sorrisi dei bambini divertiti mi fecero intuire tutto.
Trovai finalmente rifugio presso una capanna di legno con salsicce e marshmallow, i cilindretti di zucchero che sanno tanto di americano. Ripensai all’esperimento cleptosociale della polizia helsinkiana. Che mondo diverso…
Ma a Hämeenlinna mi aspettava Jean Sibelius.
Altra roba rispetto ai pupazzi, diciamolo.
(1/continua)