Nonostante alcune opinioni prevenute che avevo raccolto, la storica manifestazione organizzata da Civiltà del Bere è riuscita benissimo, con una formula vivace e molti appuntamenti interessanti. Unica delusione, la conferenza di Jancis Robinson.
Non ero mai stato a VinoVip, la kermesse enoica ideata dal compianto Pino Khail e organizzata dalla rivista da lui fondata, Civiltà del Bere, oggi diretta dal nipote Alessandro Torcoli. Una testata storica e una manifestazione storica. Attorno alla quale, la manifestazione intendo, circolavano opinioni disparate.
Ho quindi accettato volentieri l’invito all’edizione 2013, attirato sia da un bel programma (tre giornate cortinesi di vino assaggiato, parlato e abbinato, con l’aggiunta di nuovi appuntamenti, sono sempre piacevoli) e sia dalla curiosità di verificare di persona le cose sentite in giro.
Bene, a cose fatte e metabolizzate devo dire che il bilancio è ampiamente positivo. E chi mi conosce sa che in genere non sono tenero verso questo tipo di manifestazioni, spesso molto autoreferenziali. Ma non vedo perchè dovrei adeguarmi allo sport nazionale e parlar per forza male di una cosa riuscita bene.
Quindi partirò dal fondo, con ciò che mi è piaciuto meno: la conferenza, molto attesa e fulcro della kermesse, che la celebre collega e Master of Wine Jancis Robinson era stata chiamata a tenere su “L’innovazione nel vino dalla vigna al marketing”. Tema stimolante, soprattutto perchè affidato non al solito professore ma a una voce “critica” del settore. Peccato che la Robinson – forse pressata dal desiderio di essere light a tutti i costi, forse invece troppo desiderosa di spogliarsi dei panni del giornalista e di vestire quelli del conferenziere – abbia tenuto un discorso infarcito di banalità a volte sconcertanti (“i siti internet delle aziende devono essere aggiornati, bisogna rispondere alle email”), molto lontane dalla sua abituale brillantezza di idee e di espressione. Peccato, un’occasione perduta.
Meno male che c’era tutto il resto. Ed era tanto. Per di più organizzato perfettamente (e la cosa non era affatto facile, vista la logistica): tre degustazioni in quota, per un totale di cinquanta produttori e circa centocinquanta vini, nei rifugi delle Tofane e del Faloria, con ascesa in funivia sui due versanti della conca, portabicchieri da collo differenziato in base al giorno, servizio sommelier, etc; la conferenza della Robinson, cena di gala (inframmezzata dalla consegna di vari premi, tra cui quello ai migliori comunicatori del vino dell’anno, eletti dai giornalisti) per duecento persone tutte alloggiate al Miramonti o in centro a Cortina, quattro cene gourmet, una blind tasting competition, due convegni tecnici collaterali, aperitivi, pranzi vari, navette. Con in più – e chi è del mestiere sa quanto tutto questo conti – ampio spazio e tempo per il relax, il lavoro, gli approfondimenti, la socializzazione e le chiacchiere che, in queste circostanze, finiscono per essere il vero sale della faccenda.
In particolare se si riesce a mescolarsi davvero e a rompere la logica dei gruppetti precostituiti: alla cena a Baita Fraina, ad esempio, con i posti rigorosamente non assegnati, mi sono trovato a tavola con quattro sconosciuti con i quali è stato oltremodo utile parlare, senza preconcetti, di vino e dintorni.
Ecco, il vino. Giusta l’idea di poterlo assaggiare “bene” (coi bicchieri giusti e i produttori o i sommelier a servirtelo), ma comunque “random” e sempre, poi, con l’opportunità di riassaggiarlo a pranzo o a cena, in una situazione conviviale molto diversa da quella tecnica. Cosa che agevola il confronto e la discussione.
Interessante ovviamente (oltre alle nove maison di Champagne salite in quota) la degustazione della sezione “Challenge” dedicata alle “promesse”, ovvero ai progetti e alle aziende emergenti: tra queste ci sono particolarmente piaciuti la brillantezza e la piacevolezza del Franciacorta Brut docg di Biondelli, l’elegante, profondo ma vivo Gattinara 2005 docg “Valferana” delle cantine Nervi e l’eccellente, intenso Lugana doc 2009 “Madre Perla” della cantina Perla del Garda.
Due parole finali di congratulazioni ai vincitori, anzi alle vincitrici del premio per il miglior comunicatore del vino dell’anno, insomma quelle persone che devono sopportare i giornalisti: tra gli uffici esterni è stata eletta la trevigiana Gheusis, tra quelli interni la veterana Tiziana Mori del G.I.V. Brave!
Prima di congedarmi, ho chiesto ad alcuni produttori cosa li avesse spinti a partecipare e quale utilità ne traessero. La risposta è stata secca: ci incontriamo, ci scambiamo idee e a volte facciamo anche lobby.
Messaggio ricevuto.