Cade oggi “Stand up for Journalism”, l’iniziativa della Federazione europea dei giornalisti dedicata quest’anno a precari e freelance. Una categoria in caduta libera e forse irreversibile. Lo dimostrano i dati aggiornati dell’indagine svolta nel 2010 dal Lsdi. E la manifestazione indetta presso la sede dell’Fnsi, cioè la responsabile del patatrac…
Io davvero non so se “Stand Up for Journalism”, la campagna che si festeggia oggi, lanciata nel 2008 dalla Federazione europea dei giornalisti e dedicata quest’anno al problema del lavoro precario e della difesa dei freelance, sia una standing ovation alla categoria o un de profundis alla memoria del caro estinto.
Come diceva il poeta? “Pulvis et umbra sumus”.
Ecco, ci aveva azzeccato in pieno.
I liberi professionisti dell’informazione, quelli insomma che a suo tempo sollevarono il caso Watergate e che all’estero prendono i Pulitzer, in Italia sono ai minimi termini. Polvere, nel senso di una massa molteplice e impalpabile, e ombra, nel senso che non se li fila proprio nessuno.
Lo so, non è una novità e questo blog lo ha ricordato fino alla nausea.
Ma sentirselo ribadire dalle statistiche non è il massimo del godimento. E invece…
Invece proprio oggi, in coincidenza con lo “stand up” di cui sopra, ecco Lsdi pubblicare le statistiche, aggiornate rispetto al 2010:
“I dati emersi dall’aggiornamento della ricerca confermano la tendenza ad una ulteriore frammentazione della professione, con la presenza di almeno 50.000 giornalisti “sommersi”, che non hanno alcuna posizione all’Inpgi e non si sa se e in quale modo siano “attivi”. Si approfondiscono anche le differenze di reddito fra lavoro subordinato e lavoro autonomo, all’interno del quale solo il 26% degli iscritti hanno un reddito annuo lordo superiore ai 10.000 euro all’anno. In percentuale, poi, il segmento di lavoro autonomo o parasubordinato con introiti “medi’’ rispetto alla scala dei redditi del settore si è leggermente ristretta, visto che nel 2000 era pari al 28,1%. Fra i 25.000 autonomi e parasubordinati la percentuale di chi denuncia redditi inferiori al 5.000 euro lordi all’anno è cresciuta fra il 2009 e il 2010 dal 55,3 al 62%. Se invece si sale nella scala dei redditi, nel campo del lavoro autonomo solo 1 giornalista su 10 denuncia un reddito superiore ai 25.000 euro (10,4%), mentre fra i dipendenti a tempo indeterminato quelli che hanno un reddito superiore al 30.000 euro lordi sono il 66,6%, oltre 6 giornalisti su 10”.
Capito? Riassumo.
Dei 110mila giornalisti formalmente esistenti in Italia, quasi la metà è “sommerso”, insomma virtuale, giornalisti di nome e non di fatto nè di reddito. Fantasmi (anche previdenzialmente parlando). Solo un autonomo su quattro guadagna più di 10mila euro, insomma si arrabatta, e solo uno su dieci supera i 25mila, cioè campa. Degli altri “emersi”, il 62% denuncia ricavi inferiori ai 5mila euro annui, in pratica oltre la soglia del dilettantismo.
Morale: il giornalista freelance, figura eroica della professione, è come la foca monaca, in quota WWF, cioè in estinzione. La metà dei colleghi è tale per finta e vive d’altro (ci si chiede con quale reale autonomia possa quindi svolgere la professione). Un altro quarto annaspa con l’acqua alla gola (ci si chiede la cosa di prima, con l’aggravante di una speranza di sopravvivenza vanamente cullata). Un decimo sopravvive, con prospettive sempre più malferme.
In questo quadro idilliaco, che fa il cosiddetto sindacato dei giornalisti, cioè l’Fnsi? Si mette sotto e cerca di salvare il salvabile? Si nasconde per la vergogna? Va a Lourdes con i ceci nelle scarpe? No. Indice (ore 10, corso Vittorio Emanuele 349, Roma) una tonitruante manifestazione presso la propria sede romana. Che idea devastante! E nell’occasione presenta i risultati dell’indagine. Naturalmente con vasto seguito di rappresentanze Inpgi, OdG, Casagit, Commissione lavoro autonomo (guidata da un contrattualizzato) e Fondo pensione complementare. Dicono che sia l’occasione per fare il punto dopo la “Carta di Firenze” del mese scorso (e che dovrà, o dovrebbe, essere approvata definitivamente dal Consiglio dell’Ordine che si riunirà martedì 8 novembre).
Credeteci, è tutto vero. Non me ne vogliano i molti amici e colleghi che parteciperanno, ma non riesco a trattenere un sorriso.
E poi mi viene da pensare che oggi ricorre anche l’anniversario della vittoria nella Grande Guerra e dell’alluvione di Firenze.
Insomma siamo come militi ignoti immersi nella melma.