Mentre i giornalisti non contrattualizzati si illudono che il Parlamento li salvi per legge da morte sicura, gli onorevoli dimenticano il pulpito su cui si trovano e non mancano di concedersi commenti di involontario umorismo…
Allontanarsi da casa qualche giorno può essere salutare. Consente ad esempio di sfogliare con un po’ di ritardo dispacci e agenzie, cogliendo il lato involontariamente comico di certe notizie che, lette a caldo, di farebbero invece morire di rabbia.
Prendiamo questa. E’ dell’ADN Kronos, 20 ottobre: “Occorre fare prestissimo, anche alla luce di quanto detto dal sottosegretario Paolo Bonaiuti alla Camera sulla situazione del fondi per l’Editoria”. Giuseppe Giulietti, Emilia De Biase e Enzo Carra hanno sottolineato con forza la necessità di procedere con l’iter di approvazione della Pdl Moffa sull’equo compenso per i giornalisti. Sul provvedimento, all’esame della commissione Cultura della Camera, di cui Carra è relatore, è stata trovata una intesa di massima e adesso saranno stabiliti i tempi per gli emendamenti. «Si tratta di un provvedimento importantissimo, che riguarda un grande numero di lavoratori, soprattutto alla luce delle difficoltà che sta attraversando il settore dell’Editoria», hanno sottolineato i parlamentari.
Ora, passi per Carra, politico di lungo corso non inclinissimo alle critiche (come ha dimostrato in certe piccate risposte durante la tavola rotonda alla Carta di Firenze dell’8 ottobre scorso), ma pur sempre quello che, in questo progetto di legge, ci mette la faccia.
E passi per la De Biasi, che in fondo viene dal partito.
Ma Giulietti…
Sì, Giulietti, Giuseppe Giulietti. Avete presente? Ex schieratissimo giornalista Rai (e quindi Usigrai, di cui fu capo), prima sindacalista “fiesolano” e poi ondivago politico (a sinistra i partiti li ha girati quasi tutti e ora per non sbagliare è nel gruppo misto), da quasi vent’anni veleggia il Parlamento.
Ecco, in questo ventennio che ha fatto per la sua categoria? Dove ha vissuto? Che ha pensato? Riteneva forse che la professione fosse quella degli ovattati e lottizzati corridoi dei tiggì?
No, perchè solo così si spiegherebbe l’uso di quell'”urgentissimo” che suona ridicolo, se non irridente, nei confronti di un problema prima ignorato e poi trascinato così a lungo che, in attesa della dotta diagnosi, il paziente è morto.
Tempo fa ho scritto che i giornalisti sono fenomenali nel cadere dal pero sulle cose che li riguardano.
Ecco, figuriamoci gli ex giornalisti.