La convergenza di fattori congiunturali e strutturali dà uno scenario composito ove bisogna orientarsi con consapevolezza. Questo il quadro emerso dal convegno di Nipozzano, che ho raccontato per James Magazine.

 

Quella del vino è un’industria globale, che ha a che fare con mercati globali e con un cambiamento climatico globale, ma è anche il frutto composito dell’aggregazione di territori diversi con economie, climi, culture, tradizioni, storie diverse. Che da un lato garantiscono la “biodiversità” del prodotto e quindi la varietà dell’offerta come un valore aggiunto, da un altro rappresentano però punti deboli, o almeno critici. Punti critici che, soprattutto in Italia, un sistema consapevole e previdente ha il dovere di puntellare: sia attraverso la valorizzazione economica delle differenze, sia attraverso azioni di rinnovamento capaci di mantenere il sistema nazionale in fase con quello internazionale, non solo in termini di semplice tenuta commerciale ma anche in termini di tenuta e di consenso sociale, inclusi i temi della salute e della sicurezza sul lavoro.

Potrebbe essere questa, al di là dei numeri, la sintesi del convegno “Il vino italiano protagonista dell’agroalimentare nel mondo” organizzato giorni fa da Agronetwork al Castello di Nipozzano dei marchesi Frescobaldi per fare il punto sul ruolo internazionale del principe del nostro agroalimentare.

Vi faccio un esempio”, ha esordito il padrone di casa, Lamberto Frescobaldi, presidente dell’azienda di famiglia e dell’Unione Italiana Vini. “L’anno passato in un paese come la Francia, uno dei leader mondiali del vino e nostro concorrente diretto, si sono vendute 800 vendemmiatrici mentre in Italia solo 300″… (continua su James Magazine)