In un mondo ormai iper e spesso solo connesso scopro che esiste una vasta manualistica cartacea per imparare l’uso della digitalità. E a giudicare da chi compra i libri, i lettori non sono tutti babbioni come me. Dov’è allora il cortocircuito?

Ho scattato la foto che vedete qui sopra aggirandomi venerdì scorso tra gli stand di BTO, la fiera del turismo on line che si svolge a Firenze.
Una fiera e un settore, per non dire un mondo, come ho scritto anche altrove, digitalissimi e perennemente connessi. Al punto ormai da far ritenere (giustamente) la rete come l’unico, reale, usabile strumento di lavoro rimasto.
Bene.
Ovunque è poi un affollarsi di banali smanettoni e di esperti di web marketing (spesso la stessa cosa) travestiti da guru e da profeti digitali, talvolta perfino da giornalisti. Ci sono oceani di algoritmi, di grafici, di formule astruse e di anglicismi tendenti a dimostrarci, temo a ragione, come ogni cosa sia oggi retedipendente. Inclusi la scuola, l’apprendimento, la formazione, la trasmissione del sapere, che secondo i menzionati santoni vanno affidati con cieca fiducia all’e-learning, alle lezioni virtuali, alle maestre on line.
Aribene.
Tutto del resto, bombe comprese, di questi tempi si può fabbricare comprando il materiale on line, imparando a montarlo on line, spedendolo on line e telecomandandolo “in remoto” via internet.
Arcibene.
Se però mi aggiro tra i padiglioni della fiera e trovo quello in foto, cioè un banco di cari, vecchi manuali cartacei che insegnano a usare la digitalità in ogni sua sfaccettatura, da come farsi la radio on line alle tecniche bloghiane, dal “facebook marketing” al, cito testualmente, “#Selfie: la cultura dell’autoscatto come forma di racconto e appartenenza“, allora qualcosa non torna.
Non so come lo chiamino i nativi digitali, ma una volta si diceva cortocircuito. O paradosso. O contrappasso.
Tanto di cappello all’editore (in questo caso Dario Flaccovio), che ha fiutato il mercato e ha creato ad hoc la collana “Web Book” buttandosi a pesce nel filone, evidentemente redditizio, della fame di sapere digitale e della relativa manualistica.
Ma spero che ci sia perdonato uno stupefatto sorriso: è come se la carta, rifiutandosi di abdicare, cacciata ogni mattina dalla porta fosse capace di rientrare continuamente dalla finestra. Per la sua forza intrinseca, non in virtù di un algoritmo.
Questione o dubbio però che paiono non sfiorare affatto nemmeno chi predica la dittatura del web dalle pagine di un libro tradizionale.